riprendo una notizia, forse sfuggita ai più, uscita sull’edizione regionale di Repubblica a Parma il 27 novembre

è terribile e non necessita commenti

ricorda la storia di Federico Aldrovandi (vedi post precedenti)
e solo per caso non ha avuto le stesse drammatiche conseguenze.

l’articolo, a firma di Giacomo Talignani, si intitola: Bonsu, altro orrore dei vigili. Foto trofeo con “la scimmia”.

In pratica si tratta di questo: ricordate Emmanuel Bonsu, il giovane fermato e pestato dai vigili di Parma? Una brillante operazione di ordine pubblico. Ora la procura ha trovato sul computer di un agente la foto, cancellata, di un vigile che abbraccia Emmanuel mostrandolo come un ricordo di caccia.

Come Abu Ghraib. Un vigile della polizia municipale di Parma si fa fotografare mentre abbraccia la “scimmia” Emanuel Bonsu, indicando il suo occhio tumefatto come trofeo. Come nella prigione irachena dove i carcerieri mostravano i detenuti nudi, feriti, maltrattati e senza più dignità. (continua a leggere)


Tutte le mattine quando mi sveglio vedo un bambino di quasi otto mesi che mi sorride e riempie la mia giornata di allegria. Da quando esiste lui non ho più avuto un solo risveglio di cattivo umore. Lui ride e cerca il riso della madre. Gioca e cerca me. Mi sveglia ridendo e si continua così. Anche mentre sto scrivendo queste righe lui mi chiama e ride.

Ora non potrò più svegliarmi e guardarlo senza pensare a quella piccola a cui hanno tolto la madre. A cui hanno tolto il diritto di ridere con lei, i suoi baci, le ninne-nanne, la tenerezza, l’amore, la tetta, l’attenzione affettuosa…
Per sempre.
Potete immaginare il cuore di quella creatura da oggi in avanti? Potete sentirlo? Riuscite a pensare che ancora non parla e quando lo farà non potrà mai indirizzare la parola mamma?

Gli animali di una data specie non uccidono i componenti della stessa specie. Soprattutto se una femmina ha i cuccioli. Solo le altre specie potrebbero farlo… e non sempre lo fanno: anche gli animali sanno provare pietà. E non sono rari i casi in cui un animale che ha ucciso una femmina di altra specie si prenda cura dei suoi cuccioli rimasti orfani. La storia è piena di esempi simili.

Chi ha ucciso Dina Dore a Gavoi certamente non appartiene alla specie umana, dunque, nel caso si scoprisse chi è stato, penso sia logico non assoggettarlo alle regole della nostra specie. Con quel gesto assassino essi stessi hanno dichiarato una non-appartenenza neppure formale.

Ora chiedo solo una cosa: per favore si lascino da parte analisi socio-antropologiche che potrebbero collegare questo gesto ad ipotetiche origini ancestrali. Si lascino da parte tutte le teorie sul ‘carattere’, la ‘deriva culturale’, la ‘crudele società barbaricina’, ecc… Se qualcuno lo facesse mi offenderebbe personalmente: io vengo da lì, appartengo a quella terra, ma nelle mie origini non esiste né è mai esistito lo spettro di un simile gesto. Fra la mia gente, sulla mia terra, nella mia specie, tutto ciò non è comprensibile né giustificabile. Non lo prevede, anzi, lo esclude nelle sue fondamenta.

Dunque a cosa appartengono questi assassini? Ad un mondo nuovo che si sta creando? E chi lo sta creando? Forse chi l’ha già sperimentato in Bosnia, in Palestina, in Iraq, in Kurdistan, fra i Tutsi e gli Hutu del Rwanda, in Darfur, in Cecenia, fra gli indios e i nativi di tutte le colonizzazioni, fra gli ebrei ed i rom dei campi di sterminio.
Questi assassini appartengono ad un mondo in cui la realtà è tale è solo perché passa dentro uno schermo, i valori lo sono soltanto se monetizzabili, l’etica non ha sostanza né spazio, l’altro individuo esiste solo in quanto merce o consumo…
Dunque non sono animali compatibili con la mia specie.
Io posso soltanto maledirli. E li maledico.

Siamo ad un bivio finale:
o il mondo è quello che ho creduto di costruire anch’io, o è l’altro.
In quel caso ditemelo e datemi un po’ di tempo per potermi congedare.

articolo apparso su Altravoce del 28/3/2008

ULTIM’ORA

pare che Dina Dore sia rimasta ben 6 ore chiusa nel cofano della sua auto
pare che per aprire quel cofano si attendesse l’arrivo del giudice e della scientifica
non vorremmo che l’avesse uccisa la burocrazia…

la 194 non si tocca!!!


piuttosto che scrivere, trovo più interessante rimandarvi al sito
Sorelle d’Italia
ed al bellissimo post di Michela Murgia: lo stato interessante
le sue parole non mi trovano d’accordo, ma ne apprezzo la verità e, soprattutto, il dibattito ancora più bello che ha suscitato. Ah… se i cattolici fossero tutti così… e se i dibattiti fossero tutti così…

intanto, mentre quei due nelle foto si coalizzano e vanno all’attacco, continua la vera e tangibile violenza contro le donne
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riprendo un importante post da FacciamoBreccia

La strage quotidiana continua, ma pochi sembrano accorgersi delle sue dimensioni globali… a chi prova di parlarne, puntualmente viene risposto (specie da uomini, ma anche da donne!) che le statistiche non sono vere e che il problema viene esagerato dalle “paranoiche femministe”… C’è un vero e proprio occultamento attivo di questo fenomeno (vedi il libro di P. Romito 2005 “Un silenzio assordante”), in cui ci si rifiuta persino di riconoscere una evidenza che non è manipolabile.
I titoli sui giornali poi, sono solo la punta dell’iceberg… ad esempio la gran parte delle prostitute uccise-menate-torturate non fa notizia e rimane occultata (vedi la testimonianza di Isoke Aikpitanyi nel suo libro sulle nigeriane in Italia), così come tutte le donne quotidianamente menate e stuprate che non fanno denuncia. O che la fanno anche, ma non finiscono sul giornale.


da Repubblica
1/1/08 – Reggio Calabria:
ROMENA UCCISA DA CONVIVENTE, ERA TORNATA DAI GENITORI
2/1/08 – Milano:
18ENNE UCCIDE LA MADRE
5/1/08 – Roma:
DUE ROMENE SGOZZATE IN UN HOTEL FERMATO IL CONVIVENTE DI UNA DI LORO

e dal Corriere della Sera
5/1/08 – Bari:
PICCHIA LA MOGLIE PER STRADA E LA FOTOGRAFA NUDA E SANGUINANTE PER MOSTRARLA AI SUOCERI

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per finire vi mando ad un pezzo di Silvia Ballestra:
il primo amore

io non ho niente da aggiungere

 

pepmar

VIGLIACCHI

perché uccidono un poeta?

Peppinu Marotto, poeta, cantore, sindacalista di 82 anni, ucciso con sei colpi di pistola alle spalle ad Orgosolo, il suo paese, di cui aveva cantato le lotte e la dignità.

In un agguato in pieno centro di Orgosolo, questa mattina alle 10,30 Peppinu Marotto è stato ucciso con sei colpi di pistola sparati alle spalle mentre entrava in edicola, come ogni giorno. L’assassino, che è passato inosservato nonostante tutto sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce. Marotto, responsabile dello sportello pensionati del patronato Inca della Cgil, era benvoluto in paese e noto per il suo impegno sociale.

Tra le sue opere: Su pianeta ‘e Supramonte, Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu, Cantones Politicas Sardas. La scheda sul sito della casa editrice Condaghes, che ha pubblicato Su pianeta ‘e Supramonte, lo descrive così: “Peppino Marotto è nato ad Orgosolo nel 1925 e la sua vita si è spesso intrecciata con le vicende che ne hanno segnato la storia negli ultimi cinquant’anni. Le sue convinzioni di giustizia sociale e la sua caparbietà barbaricina gli son valse la galera e il confino. Il suo desiderio di comunicare gli ideali di emancipazione e di libertà lo hanno portato a cantare nelle piazze della Sardegna e del mondo. Ancora oggi Peppino Marotto presta il suo impegno nell’azionismo sindacale e per condurre nel suo paese una Camera del Lavoro“.

Di lui ho molti ricordi “pubblici”, da quando dal 1968 cantava le lotte dei pastori e l’occupazione di Pratobello, ed un piccolo ricordo privato quando in un tzilleri di Orgosolo, mentre cantavano a tenore i miei testi, si complimentò dicendomi che da trent’anni in Sardegna nessuno scriveva più così… Certo esagerava, ma mi fece piacere e mi diede coraggio.

Non ho parole sufficienti a colmare la perdita di un personaggio tanto caro ed importante. Mi chiedo chi può aver odiato a tal punto una persona di tanta bellezza interiore. Spero che Orgosolo e la Sardegna sappiano ricordarlo come merita. Un abbraccio alla sua famiglia. Ci mancherà davvero.

commenti a caldo

 

* bello davvero il commento su l’Altra Voce di Fabio Coronas di Thanitart per i Kentze Neke

* sempre su l’Altra Voce, i commenti più rispettosi ed affettuosi.
Tra gli altri: Giorgio Melis, Giulio Angioni, Aide Esu, Tonino Cau.

* e così quello di Giovanna Marini sul Manifesto

miserie a freddo

Deo no isco sos carabineris, in locu nostru prit’est ki bi sune…
(Io non so proprio i carabinieri, cosa ci stanno a fare dalle nostre parti…)

* Il primo commento che registro è quello dei carabinieri che si lasciano sfuggire un ambiguo quanto misero:”aveva dei precedenti… (Corriere della Sera)”. Mi ricorda quella famosa trasmissione di Santoro in cui Maurizio Mannoni esibì una mappa di Orgosolo (fatta anch’essa dai carabinieri) che indicava le case in cui abitavano persone con precedenti. Praticamente tutte. Ignorando che, dopo le lotte di Pratobello, tutti gli uomini validi di Orgosolo vennero a vario titolo imputati e perseguitati.
Miserie vergognose … come se avere dei precedenti di resistenza e di dignità sia motivo di disonore. Peppino Marotto aveva gli stessi precedenti penali di Antonio Gramsci. Ed i carabinieri sono gli stessi di allora.

* Altra possibilità che il rampante Flavio Soriga aveva di tacere e ancora una volta non ha sfruttato… chissà che fatica dover inseguire ogni occasione per vedere il proprio nome sulla stampa. Infatti a pochi minuti dall’assassinio ha dichiarato:” «…è l’ennesima irruzione dell’arcaismo nella nostra incompleta modernità» (Quotidiano.net). Ebbene, non c’è omicidio più moderno e contemporaneo di questo… quasi Newyorkese.
Marotto aveva forse visto o sentito qualcosa ed avevano paura che una persona limpida e pulita come lui potesse denunciare. Il qualcosa più probabile ed evidente forse ha a che fare con l’intenso traffico di Coca o di armi che oggi sta dando il colpo di grazia alla nostra cultura.
Un’altra non meno terribile ipotesi è che forse tziu Peppinu Marotto abbia avuto da discutere con qualche banda di balenteddos. Delinquentelli vigliacchi con gli stessi miti dei pandilleros
metropolitani di Los Angeles o dei guaglioni di Scampìa, la stessa mancanza di valori, la stessa imbecillità arrogante…
In tutti e due i casi, modernissimi problemi di camorra.
Dunque…
Soriga legga Saviano e smetta di parlare di Barbagia: lui è come Mannoni.