Alberto Capitta e Masala
con Michela Murgia
Umbrialibri 2007


da LA NUOVA SARDEGNA del
09.01.2008
un intervento dello scrittore Alberto Capitta

Istituzioni, Europa, Enti Locali: Il prossimo G8 alla Maddalena, scelta sbagliata alla quale nessuno sa opporsi
E’ così triste ma non sorprende la scelta della Maddalena quale sede per il prossimo G8. Perché l’isola non ha mai negato a nessuno le sue grazie offrendosi di buon grado agli ospiti, meglio se facoltosi, meglio ancora se potenti. Come non ricordare per esempio quel lontano giorno del 1972 quando i primi militari americani sbarcarono in piazza Comando con tanto di orchestrina al seguito e lazzi e frizzi e gustosi siparietti? Che bella festa fu quella. Gli abitanti non credevano ai loro occhi. Sembrava d’essere tornati ai vecchi tempi, ai giorni della giovinezza dell’isola, quando il profumo delle divise militari invadeva le strade e il paese pullulava di marinai radiosi. La parola sbarco, poi, evocava echi di Normandia e di alleati, suscitando nei più anziani un profondo moto di nostalgia. Non c’erano domande da porsi. Erano lì e basta. E poi erano marinai e i marinai, italiani o statunitensi che siano, da sempre irradiano innocenza.
Le marine militari impersonano l’avventura, vestono di bianco e d’azzurro; loro non sono il polveroso esercito imbrattato di sanguinosi corpo a corpo, né l’aeronautica deturpata per l’eternità dalla vergogna di Hiroshima e Nagasaki; no, le marine militari hanno a che fare coi pesci e coi tramonti e i siluri che sganciano hanno l’arditezza dei delfini. Dunque perché porsi domande davanti a un’Arma che riesce nel prodigio di coniugare guerra con poesia? Benvengano, si disse. E infatti gli americani giunsero, e rimasero, a migliaia, per anni, instaurando un rapporto di pacifica e duratura convivenza con la popolazione del luogo che in trentacinque anni non si è mai permessa una sollevazione contro. Poco importa se c’era il rischio che il mare venisse spalmato di plutonio e leucemia. La cultura militare è qualcosa che si porta nel sangue e la si deve accettare con tutti i suoi rischi e le sue abitudini. E l’abitudine è di vedere sfilare le ronde come rondini, cioè come parte del paesaggio, o di vedere riaffiorare in superficie un sottomarino, atomico e placido, e seguitare a fare ciò che si stava facendo, la spesa, una passeggiata, una corsa all’ufficio postale.

In questo contesto di solare convivenza è giunta come un segnale di catastrofe la notizia dello smantellamento delle basi e dell’arsenale militare. Il tutto poco più di un anno fa. L’isola è piombata di colpo in un grave stato depressivo, un clima di privazione simile alla vedovanza. Dunque che fare? Come risarcire la popolazione per un simile torto? Si è pensato di tutto, compresa una deroga alla ferrea e giusta e sacrosanta legge salvacoste. Per costruire alberghi. Tanti. I progetti sono fioccati a decine giacché si è fiutato il momento di debolezza della Regione posta quasi nella condizione di rimediare a un danno fatto. Alberghi e non solo, sull’isola. Alla poveretta si è pensato anche come sede della Coppa America, per nuove mire dell’Aga Khan, per imprese turistiche inimmaginabili solo qualche anno fa e, naturalmente, per il G8. E’ come se una donna vittima di uno stupro chiedesse soccorso e per somma disgrazia finisse tra le braccia di un nuovo branco. Tutti a fare la fila. A insinuare che sotto sotto provi piacere. No, nessun piacere a ritrovarsi violata a pochi metri dal mare dove sono destinati a crescerle addosso i nuovi insediamenti. Nessun piacere a sentirsi calpestata dai potenti della terra così come è stato ormai deciso.

La scelta del G8 è grottesca. Perché G8 in Italia è sinonimo di infamia e il fotogramma simbolo è il corpo di un povero ragazzo investito e rinvestito dalle ruote della jeep. Perché il G8 per l’Italia è piazza Alimonda e la scuola Diaz laddove la polizia si è spogliata della sua supposta neutralità per offrire armi e divise a una folla di estremisti di destra, scrivendo così una fra le più deplorevoli pagine della storia della Repubblica. Tutto questo si vuole ora trasferire in Sardegna. Con tutto il grigiore del suo peso simbolico. Naturalmente ben pochi hanno da obiettare qualcosa. E tra quei pochi i sindaci che si oppongono per questioni di ordine pubblico, per paura dello sfascio, non certo per un imbarazzo della coscienza. Sotto il profilo etico è tutto a posto e si schiacciano pisolini tranquilli. D’altronde ciò che importa sono le luci della ribalta e per queste non solo i maddalenini ma i sardi in genere hanno da sempre un debole. Vittime di un atavico complesso di inferiorità i sardi cedono a un senso perverso della gratificazione ogni qual volta capiti loro di godere della considerazione del mondo posto oltre i loro confini. Sulla base di questa devianza si ostenta orgoglio per qualsiasi prodotto sardo in grado di fare parlare di sé fuori dall’isola e si getta in un unico spaventoso calderone miss, cantanti, scrittori, formaggi, veline, sportivi e via dicendo. Senza un filtro. Come sarebbe stato dunque possibile attendersi un diverso atteggiamento all’annuncio del G8 in Sardegna? Tanto a chi importa dei simboli e dell’etica? Oramai la coerenza politica è un bene superfluo e per molti non è più neanche un bene.

Tutto ciò sotto la promozione di un governo nazionale e uno regionale di sinistra. E allora mi domando cosa significhi oggi definirsi democratico o democratico di sinistra o semplicemente di sinistra. E il mio riferimento non va solo alla classe politica ma a tutti quelli che abbiano a cuore un filo di giustizia sociale e conservino una parvenza di memoria civile, perché si interroghino sul silenzio seguito alla scelta dell’isola quale sede dell’evento. Sul perché nessuno abbia provato ad indignarsi, sul perché di tutto questo guazzabuglio di contraddizioni, di incoerenza politica, di disordine mentale. E mi domando a che cosa servano tutti quanti gli appelli e i convegni intorno al Partito democratico se non si pone neanche in discussione una mostruosità di tali dimensioni quale è il G8 che si tiene a casa nostra. Il problema, o il dramma, è che davanti alla sirena dei finanziamenti tutti rimangono disarmati. Ma disarmante è l’intero spettacolo. Uno spettacolo davanti al quale credo che qualsiasi discorso intorno all’identità sarda resti polverizzato e vada ridiscussa seriamente l’opportunità (e la necessità) di un tale dibattito.

Né identità, né radici, né memoria quindi. Solo tristezza. Per lo sfascio culturale, per lo stato mentale collettivo, per questo pesante prolungato silenzio.

Alberto Capitta

come nei peggiori incubi
Appello di Un ponte per…in difesa della biblioteca di Baghdad


L’esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all’incendio dell’aprile 2003. Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l’edificio, ma si teme che l’occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La biblioteca nazionale di Baghdad, che Un ponte per…sostiene da tre anni, è un esempio di come gli iracheni, se lasciati liberi da ingerenze esterne, possano ricostruire il proprio paese.
Facciamo appello al Governo italiano perchè intervenga presso il Governo di Baghdad affinchè la biblioteca, sia lasciata definitivamente libera dalle armi, anche a tutela del lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella ricostruzione della biblioteca stessa.

Invitiamo tutti a inviare immediatamente messaggi di protesta all’ambasciata irachena in Italia

fuori i militari dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad

I militari – sia quelli Usa che quelli iracheni – stiano alla larga dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad. Questo il monito rivolto dal suo direttore, preoccupato perché alcune recenti operazioni “di sicurezza” stanno mettendo a rischio una delle istituzioni culturali più importanti del Paese.

Progetto “La casa dei libri di Baghdad”

Da tre anni Un ponte per… assiste il direttore della Biblioteca Nazionale di Baghdad nella impegnativa opera di recupero del patrimonio librario. Il progetto che ha permesso di completare l’inventario dei libri, di fare il sito della biblioteca e di formare personale presso la Biblioteca Nazionale di Firenze alle tecniche di restauro è ora fermo in attesa di fondi.

>

se non ci fossero loro a rallegrarci ogni tanto!

Conversazione realmente registrata sulla frequenza di emergenza marittima sul canale 16 a largo della costa di Finisterra (Galizia), tra galiziani e americani, il 16 ottobre 1997.

Spagnoli: (rumore di fondo) – vi parla l’A-853, per favore, virate 15 gradi sud per evitare di entrare in collisione con noi. Vi state dirigendo esattame
nte contro di noi, distanza 25 miglia nautiche.

Americani: (rumore di fondo) – vi suggeriamo di virare 15 gradi nord per evitare la collisione.

Spagnoli: – Negativo. Ripetiamo, virate 15 gradi sud per evitare la collisione.

Americani: (un’altra voce) Vi parla il Capitano di una nave degli Stati Uniti d’America. Vi intimiamo di virare 15 gradi nord per evitare la collisione.

Spagnoli: Non lo consideriamo possibile, né conveniente, vi suggeriamo di virare di 15 gradi per evitare di scontrarvi con noi.

Americani: (tono accalorato) VI PARLA IL CAPITANO RICHARD JAMES HOWARD, AL COMANDO DELLA PORTAEREI USS LINCOLN, DELLA MARINA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, LA SECONDA NAVE DA GUERRA PIU’ GRANDE DELLA FLOTTA AMERICANA. CI SCORTANO 2 CORAZZATE, 6 DISTRUTTORI, 5 INCROCIATORI, 4 SOTTOMARINI E NUMEROSE ALTRE NAVI D’APPOGGIO. NON VI “SUGGERISCO” VI “ORDINO” DI CAMBIARE LA VOSTRA ROTTA DI 15 GRADI NORD. IN CASO CONTRARIO CI VEDREMO COSTRETTI A PRENDERE LE MISURE NECESSARIE PER GARANTIRE LA SICUREZZA DI QUESTA NAVE. PER FAVORE OBBEDITE IMNMEDIATAMENTE E TOGLIETEVI DALLA NOSTRA ROTTA !!!

Spagnoli: Vi parla Juan Manuel Salas Alcantara. Siamo 2 persone. Ci scortano il nostro cane, il cibo, 2 birre, e un canarino che adesso sta dormendo. Abbiamo l’appoggio della stazione radio “Cadena Dial de La Coruña” e il canale 106 di emergenza marittima. Non ci dirigiamo da nessuna parte, visto che parliamo dalla terra ferma, siamo nel faro A-853 di Finisterra sulla costa Galiziana. Non abbiamo la più pallida idea di che posto abbiamo nella classifica dei fari spagnoli. Potete prendere le misure che considerate opportune e fare quel cazzo che vi pare per garantire la sicurezza della vostra nave di merda che si sfracellerà sulla roccia. Pertanto insistiamo di nuovo e vi suggeriamo di fare la cosa più sensata è di cambiare la vostra rotta di 15 gradi sud per evitare la collisione.

Americani: Bene, ricevuto, grazie.

le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione.

IL RE PAPPONE

Il noto pregiudicato Vittorio Emanuele di Savoia, tessera P2 n.1621, è di nuovo in galera insieme al portavoce di Fini, al sindaco di Campione d’Italia e ad altri delinquenti.

L’assassino impunito di Dirk Hammer, degno discendente di quel criminale che nel 1938 firmò le leggi razziali, è di nuovo in cella.

Credendo di interpretare il sentimento del popolo sardo e di molti italiani, auguriamo a Sua Maestà che ci rimanga a lungo.


Per il momento non abbiamo dichiarazioni dal suo caro amico Silvio né dall’altro suo supporter torinese, Piero (Fassino).

>

immagine tratta da ‘Il giornale di Sardegna’

Sono caduti!!!

due bambini cretini sono caduti mentre giocavano alla guerra
per fortuna non è successo niente di grave e, soprattutto, non hanno fatto male a nessun altro

ma i loro giocattoli si sono rotti

erano due aeroplanini da 70 miliardi per un totale di 140 miliardi di lire (vedi post precedente: Sardegna e Svezia contro la Spring Flag)

la mamma è accorsa premurosa a raccoglierli prima che affogassero e li ha perdonati per aver perso dei giocattoli così costosi

non ha fatto un grande sforzo a perdonarli: li avevamo pagati noi quei giocattoli!!

propongo che a quella madre così spendacciona, incapace, incosciente, non si passi più nemmeno un centesimo

restiamo in attesa di notizie che pubblicheremo presto