>gente non tutelata

comitati per l’ambiente… contro le basi… circoli culturali… circoli politici… associazioni… gruppi di consumo responsabile… cantieri sociali… pacifisti… collettivi di donne… comitati spontanei… persone…

Se queste persone, questi gruppi, accomunati da un’etica e una coscienza, sostengono una candidatura per le prossime elezioni, significa che gli riconoscono capacità rappresentativa, intelligenza politica, affidabilità…

Se questo candidato nella precedente legislatura risulta essere il più presente in Parlamento fra gli eletti in Sardegna, è evidentemente il più sensibile alle problematiche del territorio che rappresenta, il più infaticabile sostenitore delle istanze che vengono dal basso

Se tutto questo ha un valore politico, etico, umano… non si capisce come si possa correre il rischio che la formazione politica che nel programma rivendica proprio questi valori non lo voglia ricandidare. Dovrebbero esserne fieri. Dovrebbero considerarsi fortunati di poter sostenere la scelta di una così ampia, varia, importante aggregazione di elettori… molti dei quali non voterebbero altrimenti.

La formazione è la Sinistra Arcobaleno
il candidato è Mauro Bulgarelli
(qui per il suo sito)

Non volerlo ricandidare sarebbe uno stupido errore:

etico, calpestando la volontà di chi immagina un diverso modo di costruire la vita
politico, eliminando dal Parlamento una voce chiara e competente espressa da un territorio
tecnico, interrompendo un prezioso lavoro cominciato nella legislatura precedente
strategico, allontanando dal voto realtà responsabili e vive nell’azione sociale

per sostenerlo si è costituito spontaneamente il comitato Unità Dal Basso con un appello al quale ho dato la mia adesione

4 commenti

  1. >Ciao,
    io ho già aderito, lo conosco è un ottima persona seria e porta avanti quello che dice che farà!

  2. >Ho aderito all’appello per Mauro Bulgarelli ma non so se voterò, anche se Mauro sarà candidato.
    Perché penso che un buon candidato, da solo, non faccia primavera, rossa o arcobaleno che sia. Non voterò se da qui ad Aprile non si vedranno mutamenti nel percorso della SinArc, e indicazioni chiare sul programma.
    Le persone sono importanti, programmi, metodi e candidature fanno parte, o dovrebbero, di un medesimo processo, ma di programmi poco si ragiona, se non in termini generali e dando poco spazio alle questioni locali, mentre ci si mobilita soprattutto per le candidature.
    Per i programmi ci si limita a un “elenco dei sacri principi”. Franco Giordano ha scritto, sul Manifesto del 26 febbraio, che “siamo di fronte a un’operazione politica (..) il cui obiettivo è cancellare la sinistra dal quadro politico di questo paese, per rendere marginale il conflitto sociale, rimuovere ogni forma di protagonismo e partecipazione, far scomparire dall’orizzonte ogni idea di alternativa di società”
    La via di uscita sta “nella capacità di coinvolgere (…) tutte le esperienze della Sinistra, dai movimenti alle esperienze comunitarie di nuovo legame sociale, dalle associazioni ai singoli compagni, dai luoghi della conflittualità sociale a quelli della lotta in difesa dei diritti civili” Più avanti dice di “liberazione dall’ eterodeterminazione dei bisogni”.
    Scusa Giordano, sono molto ignorante e non capisco.
    Ma di una cosa sono sicuro: che c’è un modo diverso per dire la stessa cosa, un modo chiaro e piano che capirei.
    Una domenica scorsa il fondo del Manifesto era intitolato “Una vincente aporia” (senza accenti).
    Ho cercato il significato del termine su diversi dizionari, senza fortuna. Ho trovato infine la definizione sul Grande Dizionario della Lingua Italiana della Utet, opera in ventuno volumi.
    Esiste l’ Apòria, farfalla col corpo nero ed ali bianche con nervature scure.
    Ed esiste l’aporìa, quella di Gabriele Polo: incertezza e problematicità di fronte a due opinioni opposte, entrambe ragionevoli.
    L’efficace “aporìa” elettorale veltroniana che tutto contiene.
    Contiene anche Luigi Manconi, sottosegretario alla giustizia del governo Prodi.
    Manconi si è impegnato a fare luce sulla morte di Aldo Bianzino. Entrato vivo nel carcere di Perugia è uscito morto. Pare perché massacrato di botte.
    Il suo orrendo crimine? Coltivare qualche pianta di Maria. Stiamo aspettando la luce. Di cosa capita in questo paese a chi, coltivando e fumando Maria, non fa male a nessuno, al massimo a se stesso come un fumatore di Marlboro o di Nazionali, poco si dice.
    Giordano parla di “difesa dei diritti civili”, ma penso che la morte di Bianzino, che è un omicidio, resterà impunita.
    Qualche anno fa Luigi Manconi, sulla prima pagina della Nuova Sardegna, in un intervento sulla candidatura di Soru, definiva “neghittosi e callidi” coloro i quali insistevano sul programma di governo della Sardegna, incapaci di riporre nel futuro vate fiducia cieca e totale.
    Forse terrorizzati dal loro arruolamento coatto in quelle misteriose categorie i sardi in maggioranza diedero fiducia a Soru. Callido significa astuto, accorto. Neghittoso invece pigro, trascurato, ozioso.
    Perché parlo di parole. Perché il modo di esprimersi, di comunicare, é importante e dovrebbe far parte di quel medesimo processo che passa attraverso programmi, metodi e persone.
    Ho ricominciato a “fare politica” qualche anno fa con un gruppo che ha dato vita a Megachip di Sassari, costola locale dell’ associazione fondata da Giulietto Chiesa, che quando scrive o parla, chissà perché ma lo capisco sempre.
    Governava la destra, a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale.
    Bei tempi. Tutti all’opposizione, tutti a fare, a volte a spostare aria, a volte a far cose concrete. Volontariato, collette, iniziative, incontri.
    Oggi a Sassari Megachip non esiste più.
    A livello nazionale credo si occupi principalmente di promuovere le iniziative di Giulietto.
    Per inciso, e non perché ce l’ho con lui che mi è pure simpatico, l’enfasi con cui l’adesione di Chiesa all’ appello per Mauro è riportata sul blog “Unità dal Basso” mi ha infastidito.
    Quando cominceremo a liberarci dalla sudditanza, culturale, intellettuale, politica, nei confronti di chi, in qualche modo, “conta”? Ritorno a Megachip, alla quale non è che fossi particolarmente affezionato in quanto tale.
    Ma quel modo aperto, franco e davvero disinteressato di provarci, che ha coinvolto persone diverse, per certi versi anche distanti, quello mi manca.
    E mi è mancato in questi ultimi anni di governo delle sinistre, a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale.
    Nel frattempo, a Sassari, sulla scia dell’impegno a favore di Mauro Bulgarelli durante la precedente tornata elettorale, è nata un’associazione, “La citta di Ar”.
    Se non ho mal compreso principalmente con lo scopo di far crescere la partecipazione democratica. Ne fanno parte persone con cui, in maniera informale, condividendo, discutendo, facendo anche qualcosa di buono, si è lavorato insieme negli ultimi anni. Quando l’associazione è nata non ero in Sardegna ma ne ho avuto notizia. Al mio ritorno ho espresso informalmente a una delle persone che ne fanno parte il desiderio di aderire. Non ho capito perché fatto sta che l’associazione, nata per lavorare sulla partecipazione, si è diciamo arenata, i suoi associati sono rimasti gli stessi del primo giorno. Così almeno mi risulta, perché ne so poco. Agli aderenti chiedo oggi perché la mia richiesta, mai formalizzata ufficialmente perché mai ho avuto occasione di parlarne in modo diretto, non abbia avuto alcuna risposta? Perché non vi sia stata apertura alla partecipazione, alla richiesta di lavorare insieme. Non è una questione personale.
    Oltretutto il mio non é stato l’unico caso.
    E’ questione di metodi, di pratiche, di percorsi. E’ questione politica. Mi piacerebbe avere una risposta chiara, magari pubblica. Mauro mi ha detto di essere all’oscuro della mia richiesta di adesione, informale ma diretta, e di esser dispiaciuto per questo.
    Con Mauro, dopo la festa per la sua elezione nella precedente tornata elettorale, ho avuto poche occasioni di incontro, praticamente nessuna per ragionare. Della politica, delle cose che capitano, di quelle da fare. Della mancanza, a Sassari, degli spazi per la cultura e per i giovani, della chiusura dello spazio espositivo del Masedu, su cui il silenzio di tutti è fragoroso, delle pratiche antiche e comuni, così comuni a sinistra, che fanno uso di corsie preferenziali nei rapporti con le istituzioni, sia che si tratti di Comune, Provincia o Regione o della Fondazione Banco di Sardegna, ormai praticamente il solo serio (nel senso dell’ammontare dei finanziamenti) finanziatore di iniziative culturali, di ricerca e di studio nel territorio. Corsie non trasparenti in cui, ognuno per proprio conto, pensa agli interessi suoi, senza mai fare un ragionamento complessivo.
    Dell’esperienza del Manifesto Sassarese, una storia accaduta al principio del 2005, prima delle elezioni comunali, poi completamente interrotta dopo la vittoria del centrosinistra, con alcuni dei protagonisti che hanno trovato, o ritrovato, orecchie attente alle loro particolari esigenze.
    Sui festival cultural musicali, finanziati con pubblico denaro, e gestiti come cosa nostra. Sull’organizzazione delle notti bianche cittadine. Sugli spazi gestiti privatamente ma pagati con denaro pubblico, che può anche andare bene se dell’utilizzo dello spazio si ragiona poi pubblicamente e collettivamente. Sul monopolio delle sale cinematografiche in città. Sulla fine, anche questa avvolta da un fragoroso silenzio, dell’esperienza di Amerindia, che per anni ha portato buono, e anche cattivo cinema a Sassari, ma è stata importante. Sul caso Saatchi & Saatchi che merita attenzione. Sull’Agenzia per la Cultura (mi pare si chiami così), che ne merita altrettanta. Su tante cose viste in questi anni, troppo spesso tacendo. Perché non c’é solo il G8, a cui è sacrosanto opporsi, e per il quale a Maddalena si costruirà tanto, in barba all’attenzione per l’ambiente del governatore.
    E ragionando insieme magari sarebbe venuto fuori altro.
    Difatti, durante il nostro unico e recente incontro, nato dall’esigenza di fargli presente un caso che ha coinvolto un abitante di Santa Lussurgiu, mandato in vacanza presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, si è chiacchierato di varie cose.
    Ed ho scoperto che ad Alghero c’era Isola Rossa, che è nata la Mesa Municipale, che si è riusciti ad eleggere Valdo consigliere comunale, che mi sembra una cosa bella, buona e pure giusta. Così va il mondo. Alghero è 30 km da Sassari ed io di queste cose non sapevo nulla o quasi.
    Perché, come ha segnalato lo stesso Mauro in un suo intervento, in questa isola ci si isola. A volte per stanchezza e scoramento. A volte per godersi le posizioni privilegiate acquisite, servendosi degli ideali, come diceva Nino Gramsci, invece di mettersi al loro servizio.

    Antonio Mannu

  3. >Grazie Alberto, poeta e lucifero (portatore di luce) nelle tenebre delle grige segreterie di partito dove si decidono le candidature senza ascoltare le centinaia di cittadini, sardi e non, a cui Mauro ha dato rappresentanza.
    Antonio

  4. >Non posso dire altro che “Grazie Mauro per quello che hai fatto per la nostra Isola”.
    ho firmato, a nome mio e a nome dell’Associazione che rappresento, l’appello per la tua candidatura al senato; mi auguro che i nostri “baroni” ci ascoltino se hanno a cuore questa splendida terra di Sardegna.
    Lello Cau (Porto Torres)

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