da noi (in Sardegna) per dare gli auguri di buon anno si usa una formula: bonos printzipios, o bonos incomintzos, alla quale si risponde con menzus fines oppure menzus acabos
l’augurio è di cominciare bene l’anno per poi poterlo finire meglio

è il mio augurio per tutti, anche se mi sembra fuori luogo in un momento in cui non lo si possa estendere anche ai palestinesi che proprio in questi giorni stanno subendo un’operazione di pulizia etnica cominciata tanti anni fa

è col dolore nel cuore che vi riporto questo editoriale di Alessandro Cardulli chiedendomi: possibile che il grande popolo israeliano non riesca a ribellarsi alle opzioni sioniste? possibile che il mondo riesca ad assorbire questa ennesima strage senza reagire? che anno sarà questo? a quali stragi dovremo assistere ancora?
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Palestina, tragedia in diretta fra orrore e cinismo dei media
Martedì 30 Dicembre 2008 18:41

Abbiamo appreso da un servizio mandato in onda dal giornale radio Rai che oggi Hamas ha lanciato alcuni razzi contro i territori israeliani. Non ci sono state vittime. Nonostante questo-ha detto il giornalista- le autorità israeliane hanno consentito l’ingresso a Gaza di un automezzo che portava aiuti alla popolazione palestinese. Siamo rimasti allibiti. Quella parola, “nonostante” ci fa capire quanta e quale crudeltà sia ormai dentro questo conflitto che dura ormai da decine di anni.

Per il giornalista che ha redatto il servizio evidentemente è naturale che se tu mi spari un razzo io impedisca alle associazioni umanitarie di venire in soccorso di persone ferite, che non hanno cibo, al limite della resistenza., che vivono in condizioni disumane. L’autorizzazione all’automezzo, da quel “nonostante” viene fatta apparire come una benevola concessione delle autorità militari e, di fatto, del governo israeliano. Una guerra talmente crudele che nega perfino il diritto alle popolazioni, ai civili, ad essere assistiti. Bisogna chiedere il permesso e non è facile ottenerlo da ministri che guardano solo alle prossime elezioni. Un morto palestinese in più può essere un voto in più. Non è un caso che fra i falchi, forse il più falco di tutti, ci sia il ministro della Difesa Barak, un laburista. I sondaggi danno quel partito in ripresa. Insomma quel “nonostante“ dice tutto, ci descrive un quadro che dovrebbe suscitare orrore, protesta, lotta. Se andiamo su “You Tube” troviamo lo spettacolo mandato direttamente in onda dall’esercito israeliano. I bombardamenti vengono “trasmessi” a raggi infrarossi, i filmati di una tragedia, di donne e uomini, bambini e anziani, uccisi da micidiali strumenti di morte diventano spettacolo. I filmati portano una firma, IDF, Isreaeli Defense Forces. Ci manca indicazione del nome del regista e dello sceneggiatore per completare il quadro. Dalla terra al mare: una imbarcazione, la “Dignity”, che portava aiuti umanitari, medicinali e cibo, per conto di una associazione “Free Gaza” è stata speronata da un mezzo della marina militare israeliana. Due i motivi: non ci può avvicinare alla costa e poi sulla imbarcazione si sarebbe trovati anche dei giornalisti e loro, il ministro Barak non li vuole perchè sono dei “provocatori”, così è stato detto dalle autorità militari.

I panni sporchi devono restare in famiglia. Lo spettacolo lo offrono i filmati dell’IDF. Se questo è il quadro che provoca in noi un senso di orrore, orrore profondo, ci fa sentire che la nostra “civiltà“ sta superando i limiti di guardia, a leggere i media italiani, guardare la tv, ad ascoltare la radio si scoprono un cinismo e una brutalità che ci pongono una domanda: cosa sta accendo nel mondo del giornalismo, dell’informazione? Salvo eccezioni c’è una linea comune: gli israeliani si difendono. “Che potevamo fare?” si è chiesta Tzipi Livni, candidata a presidente, intervistata da giornalisti italiani.

Si potrebbe rispondere: non distruggere le barche di pescatori che con la sicurezza di Israele hanno ben poco a che vedere. Non colpire obiettivi civili, abitazioni, l’università. Accettiamo la logica del cinismo, la legge “del taglione”, occhio per occhio, dente per dente, di cui sono impregnati i media. In quattro giorni i razzi di Hamas hanno ucciso quattro persone. Le bombe israeliane ne hanno uccise quasi quattrocento con millecinquecento feriti di cui perlomeno duecento gravi. Non vale neppure l’ochio per occhio dente per dente”. Ora ci sono carri armati ammassati pronti a entrare in azione, un mare di sangue se si attacca via terra. In un cordiale colloquio con il nostro ministro degli esteri, Frattini, la Livni ha detto che non ci sarà attacco di terra. Il nostro ministro ha gentilmente pregato, quasi a scusarsene, l’esponente del governo israeliano di evitare di colpire i civili. Ma i civili sono stati già stati colpiti, uccisi, feriti. Frattini non poteva usare la parola “tregua”? Altra soluzione non c’è. Esperti di strategie militari, certo non amici di Hamas, dicono che se si scatena la guerra di terra si fa un nuovo favore a Hamas, che la risposta sarebbe una lunga, tragica guerriglia dalla quale Israele uscirebbe con le ossa rotte. L’operazione sciaguratamente denominata “Piombo Fuso” che dovrebbe portare alla distruzione di Hamas, si rivolterebbe contro il governo di Olmert che l’ha promossa. Unico risultato: allontanare per sempre l’obiettivo difficile, ma ancor oggi ultima speranza di “due popoli due stati”. Tanti, tantissimi al di qua e al di la del Mediterraneo sarebbero gli avversari di Israele. E questo il popolo ebraico non lo merita.

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