Ho un senso di rifiuto e distanza verso il dolore “pubblico”.
È morto Jack Hirschman, grande poeta del mondo. Mio fondamentale amico e compagno di strada da oltre 30 anni. Tra le sue risate, dicevo sempre che dovevamo ringraziarlo per aver permesso alla poesia americana di chiudere il secolo con i suoi Arcani, togliendo questo carico appena in tempo a tutti gli altri.
Con lui ho vissuto molti dei passaggi più importanti e felici della mia vita. 
Ci eravamo sentiti recentemente. Non mi aspettavo la sua morte improvvisa, che, almeno, è avvenuta nel sonno.

insieme a Sarajevo – foto Fabiola Ledda

Ci siamo voluti bene fin dal nostro primo incontro a Bologna.
Già l’anno prima, in sua assenza, con Benn Posset (altro mio caro amico che non c’è più) avevo presentato il suo libro “Quello che conta” edito da Mongolfiera. Era il 1990 e solo due o tre persone in Italia avevano sentito parlare di Jack Hirschman.

Da allora abbiamo condiviso una vita fatta di letture, amicizie, lotte, amore, viaggi, esistenza…
Ho cento foto che ci ritraggono, e in ognuna c’è una parte di noi.

Ora molti mi scrivono o pubblicano ricordi. Molti si aspettano che io scriva. Ringrazio tutti, ma ho voglia solo di tacere per un po’. Mi tengo il mio dolore. Non ne faccio un evento.
Vi chiedo scusa per questo non sapendo se è bene o male.

Taccio. Mi distanzio dal dolore “social-mediatico”.
So soltanto che è quello che davanti alla morte mi viene sempre di fare.
Un abbraccio dolcissimo alla cara Aggie.

ENGLISH VERSION

I have a sense of rejection and distance from “public” pain.
Jack Hirschman, the world’s great poet, died. My fundamental friend and fellow traveler for over 30 years. Amid his laughter, I always said that we had to thank him for allowing American poetry to close the century with his Arcanes, removing this load just in time from everyone else.
With him I have lived many of the most important and happy passages of my life.
We had spoken recently. I didn’t expect his sudden death of him, which, at least, happened in his sleep.

We loved each other right from our first meeting in Bologna.
Already the year before, in his absence, with Benn Posset (another dear friend of mine who is no longer here) I presented his book “What matters” published by Mongolfiera. It was 1990 and only two or three people in Italy had heard of Jack Hirschman.

Since then we have shared a life of reading, friendships, struggles, love, travel, existence …
I have a hundred photos that portray us, and in each one there is a part of us.

Now many write to me, or publish memories. Many expect me to write. I thank everyone, but I just want to be quiet for a while. I keep my pain. I don’t make it an event.
I apologize for this not knowing if it is good or bad.

I am silent. I distance myself from the “social-media” pain.
I only know that this is what I always do in the face of death.
A sweetest hug to dear Aggie.

 

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