SARDEGNA

sindrome Golfo-Balcani-Quirra

veleni di guerra, omicidi di Stato

Il RUOLO DELL’EUROPA

L’assenza di certezze scientifiche non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure” (ONU, protocollo di Rio 1992).

L’interesse nazionale cede di fronte al superiore interesse pubblico costituito dalla tutela della salute (…) che va protetta contro ogni iniziativa ostile da chiunque provenga e con la conseguenza che ha anche una valenza incondizionata. La tutela comprende le ipotesi in cui i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività” (sentenza del TAR Sardegna di sospensiva all’installazione dei radar, 6/10/2011).

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art 32 Costituzione italiana).

 

Sardegna graziosa pattumiera per mercanti di cannoni”, il titolo di un ampio reportage di Radio France trasmesso lo scorso febbraio riassume bene la mortificazione e lo scempio dell’isola. “Il male invisibile sempre più visibile, la presenza militare come tumore sociale che genera tumori reali”, titolo del libro del Comitato Scienziate/i contro la guerra (2005), sintetizza eziologia, diagnosi, prognosi. Entrambi permettono d’intravedere l’ambivalente rapporto vittima carnefice. Per dettagliare il quadro basta l’osservazione di uno scienziato tedesco: l’Europa cova nel suo seno la sua Fukushima, Quirra.

Quirra è un pugno di case rurali a ridosso del più grande poligono d’Europa,il PISQ, “Poligono missilistico sperimentale Interforze salto di Quirra”. Il ridottissimo numero di residenti ha reso ben visibile e impossibile da nascondere la percentuale spaventosa di leucemie e alterazioni genetiche. E’ per questo motivo che in Sardegna dal 2001 si documenta e si denuncia la “Sindrome di Quirra”, l’espressione include le popolazioni decimate dalle stesse patologie, esposte ai veleni dei poligoni di Capo Teulada, Capo Frasca e della ex base nucleare US Navy di La Maddalena.

Fino ad oggi Istituzioni, Autorità, classe politica, classi dirigenti, a livello nazionale e locale, si sono barricate e continuano a barricarsi dietro la negazione dell’evidenza e/o la “scienza-pretesto-narcotico” messa al bando dall’ONU e dalle leggi dell’Italia e dell’Europa. Dallo scorso anno il rifugio è sempre più precario a causa dell’intervento deciso della Magistratura. Tre generali comandanti del Pisq sono rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio plurimo volontario, disastro ambientale e numerosi altri reati. Tre responsabili di due indagini “scientifiche” gestite da Nato e ministero della Difesa sono accusati di falso ideologico e collusione d’interessi.

Si è arrivati al nocciolo del problema: l’incompatibilità in uno stesso luogo tra attività della popolazione e attività di guerra. La scelta è secca: prevale il principio di precauzione e il diritto alla salute e all’ambiente salubre o, invece, l’interesse economico e/o militare; si chiudono i poligoni o si deporta la popolazione.

 IL RUOLO DELL’EUROPA

Sull’UE pesa il diritto/dovere di pronunciarsi con chiarezza: intende contrastare o essere complice della distruzione della Sardegna e del suo popolo. Fino ad oggi è rimasta in silenzio. Vorremo pensare che sia dovuto alla difficoltà che incontra ad arrivare a Bruxelles la voce di un’isola senza voce. Vorremo escludere che sia un silenzio assimilabile a quello dell’Italia, funzionale ai potenti interessi della Nato e dei mercanti di cannoni, utile per eludere pesanti responsabilità economiche e penali. Vorremo che sugli appetiti della lobby militare-industriale e gli egoismi degli Stati possano prevalere la cultura e la civiltà, che fanno dell’Europa la patria dei Diritti dell’Uomo. Vorremo che l’UE, perlomeno mossa dalla sola esigenza di tutelare la sua credibilità, non consenta che:

  • Al suo interno permanga il cono d’ombra della legalità che grava sulla Sardegna, usata da 60 anni da tutti i Paesi Nato come campo di guerra permanente dove la gente, gli animali e perfino i militari in breve addestramento contraggono leucemie e generano bambini malformati;

  • I focolai della contaminazione bellica (nano particelle, radiazioni elettromagnetiche e ionizzanti, uranio, torio, fosforo, nuovi sconosciuti veleni e strumenti di morte) continuino ad ammorbare e diffondere i loro veleni che viaggiano nell’aria, nel mare, nella catena alimentare ignorando confini, non restano relegati in un’isola lontana da Bruxelles e da Strasburgo;

  • Uno dei suoi Stati membri, l’Italia, persista nella violazione sistematica, a danno del popolo sardo, a) della sua Costituzione e delle sue leggi che impongono l’equa distribuzione sul territorio nazionale dei gravami militari, finora concentrati in Sardegna in misura abnorme; b) delle norme europee ed internazionali che impongono il principio di precauzione; c) dell’obbligo di soccorso e riparazione danni, persista nel non farsi carico della disperata situazione dei pastori, abbandonati a se stessi, costretti a lasciare i pascoli contaminati dai “giochi di guerra”, senza più terre per nutrire le greggi, senza più mercato per i loro prodotti. L’omissione di soccorso è condanna all’estinzione.

Sappiamo bene che il diritto primario alla salute e alla vita di un popolo numericamente ed elettoralmente non competitivo ha scarso valore, scende sottozero se è di ostacolo ai programmi del potente apparato militare-industriale. Riteniamo che l’UE abbia maggiore sensibilità accompagnata a volontà d’intervento sul tema del connubio, alieno alla ragione umana, Parchi-Poligoni. La coesistenza in uno stesso luogo di parchi ambientali con le attività militari più distruttive è la norma in Sardegna. Su l’UE grava il diritto/dovere di pronunciarsi su:

  • la compatibilità del Pisq con: a) il Sito d’Interesse Comunitario situato al suo interno; b) il Parco Geominerario, riconosciuto dall’Unesco bene dell’Umanità, addossato al confine sud est; c) la Zona ad Alta Protezione Faunistica che si estende lungo il lato nord est; d) la salvaguardia di bellezze naturali, animali rari e specie in via d’estinzione come per esempio il geotritone che abita le straordinarie grotte all’interno del Pisq sulle quali Italia e Nato hanno deciso di costruire una pista per aerei di guerra; e) i numerosi siti archeologici disseminati al suo interno e nelle immediate vicinanze (villaggi nuragici, nuraghi, tombe, pozzi sacri ecc.);

  • la compatibilità del Parco Nazionale Isola di Mal di Ventre all’interno di una zona marittima e aerea militarizzata;

  • la mancata decontaminazione dell’area, usata per 35 anni dalla US Navy come base nucleare, situata nel cuore del Parco Nazionale Arcipelago della Maddalena e dei parchi internazionali Bocche di Bonifacio e Santuario dei Cetacei.

Sogniamo che l’Europa (o perlomeno chi si sente cittadina/o dell’Europa e del pianeta Terra) sappia considerare la Sardegna come parte di se e schierarsi al suo fianco per contribuire ad estirpare i tumori che la uccidono, abbia la lungimiranza d’impegnarsi per assicurare ai popoli dell’Europa e alle future generazioni la possibilità di conoscere l’incanto di un’isola che la natura ha voluto di stupefacente bellezza e la sua storia millenaria ha dotato di un patrimonio unico.

1 marzo 2012

Comitato sardo Gettiamo le Basi – tel 3467059885—07082349

 

Sardegna paradiso-pattumiera di guerra

In Sardegna è concentrato il 60% del demanio militare, 24.000 ettari di terra a fronte dei 16.000 distribuiti nella penisola. Al demanio si sommano le servitù, circa 11.000 hm, L’estensione delle zone aeree e marittime militarizzate non ha termini di raffronto, uno solo dei quattro tratti di mare annessi al poligono Salto di Quirra con i suoi 2.840.000 hm supera la superficie dell’isola, kmq 23.821. La quantità va collegata alla qualità1. Il 91% del demanio è usato per le devastanti attività life fire, con vero munizionamento da guerra, si articola in tre Poligoni Permanenti: Salto di Quirra (13.000 hm a terra), Capo Teulada(hm 7.200 a terra, 75.000 a mare) i più vasti e a più intenso utilizzo d’Europa, “i gioielli della Corona” stando alle valutazioni degli Stati Maggiori; Capo Frasca (hm 1.416 a terra, non quantificabili gli enormi spazi aerei e marittimi classificati Restricted e Danger). La limpida dicitura in inglese e spagnolo, “bombing test ranges”“campos de bombardeo”, indica bene l’impatto delle attività ed esime dal dettagliarne la distruttività.

I regolamenti Nato impongono la bonifica subito dopo ogni esercitazione, in Sardegna non sono mai stati applicati, la bonifica non è mai stata fatta. L’indagine commissionata dal ministero della Difesa al CNR (2005) su una parte del tratto di mare annesso al poligono di Teulada valuta tempi che non si discostano quelli standard indicati dai centri studi delle Forze Armate USA: 30 anni di lavori, a poligono spento, solo per rimuovere la ferraglia bellica. Nulla è stato fatto

La legge italiana (898/76, 104/90) sancisce che le installazioni militari causano alle popolazioni coinvolte un danno economico e sociale, di conseguenza, in base al principio di eguaglianza su cui si fonda tutto l’ordinamento giuridico, impone al ministro della Difesa di provvedere all’equa redistribuzione dei gravami militari su tutto il territorio nazionale. Tutti i ministri hanno tranquillamente evaso l’obbligo.

Strage di Stato e lotta per la verità e la giustizia

Il comitato Gettiamo le Basi e la stampa sarda dal 1999 denunciano i tassi anomali e in crescendo della cosiddetta “Sindrome Golfo/Balcani”, sia tra i militari inviati nei teatri di guerra, sia tra i militari e soprattutto le popolazioni e gli animali che vivono nei pressi dei “bombing test ranges” che devastano la nostra isola. Nel dicembre 2000 la Sardegna, con le sue sole forze, è riuscita a rompere il tabù del silenzio e focalizzare l’attenzione internazionale sull’uso dell’uranio impoverito nei teatri di guerra e nei poligoni sardi (questo aspetto, “ovviamente”, ha avuto un rilievo molto più debole e saltuario fuori dall’isola). Il disastro sanitario più eclatante, il primo ad emergere con forza in Sardegna è quello del poligono della morte Salto di Quirra. Lo scempio degli altri santuari della guerra è rimasto in penombra. Abbiamo molti motivi, purtroppo, per ritenere che Quirra non sia che la punta dell’iceberg.2

I drammi umani che conosciamo, per quanto parziali e decisamente non esaustivi, sono traducibili in numeri crudi che pesano come macigni: 32 militari colpiti dalla “sindrome Golfo Balcani” senza mai essere andati nei teatri di guerra; Escalaplano, 2.400 abitanti, 14 bambini malformati, 10 persone con tumori emolinfatici e tiroidei; nei tre paesi costieri, circa 50 persone rientranti nelle categorie esposte (dipendenti civili del poligono e delle ditte operanti nel poligono, familiari di militari, coltivatori di terreni prossimi al Pisq) colpite dalla sindrome; Quirra, frazione di Villaputzu, meno di 150 abitanti, 21 persone distrutte da leucemie e linfomi. Le compiacenti indagini epidemiologiche ufficiali, nonostante il ricorso massiccio ai “trucchi di mestiere”, non sono riuscite ad occultare del tutto la strage3.

Nel corso di oltre un decennio l’ostinata lotta dal basso – portata avanti congiuntamente da comitati antimilitaristi della Sardegna, da famiglie e associazioni di militari, sostenuta da un ristrettissimo numero di parlamentari (non sardi!)4– ha impedito che si calasse il silenzio, ha mantenuto alta l’attenzione e ha strappato alcuni risultati.

Due Commissioni Parlamentari d’Inchiesta (2005/08) sull’uranio impoverito e la contaminazione bellica hanno concluso:

* il principio di precauzione e dell’evidenza sufficiente prevale sull’incertezza scientifica attinente il nesso causa-effetto tra le attività militari e “i dati inoppugnabili” dei tassi anomali di patologie rilevati tra militari inviati nei teatri di guerra, militari in servizio nei poligoni e popolazioni residenti nei pressi dei poligoni;

* sull’Amministrazione Difesa grava l’onere della prova, grava l’obbligo di risarcire le vittime militari e civili;

* i poligoni sono equiparati ai teatri di guerra, la popolazione che vive nei pressi dei poligoni è equiparata ai militari inviati nei teatri di guerra.

Le sentenze della Magistratura di condanna del ministero della Difesa sono sempre più numerose.

L’indagine sugli allevamenti ovini nell’area del Pisq condotta dalle Asl (2010) – destinata al top secret, “fuggita e approdata” in internet e nei media internazionali – rileva la connessione tra alterazioni genetiche delle greggi e neoplasie degli allevatori; evidenzia la tendenza all’incremento; quantifica i dati: il 65% dei pastori che lavorano entro i km 2,7 dell’area a mare del poligono (Quirra) e il 30% di quelli che hanno il gregge nell’area militare dell’altopiano ha contratto un tumore. L’indagine ufficiale conferma in pieno i dati da campo di sterminio sistematicamente denunciati dalle associazioni di base e dai media locali e sempre negati dalle varie “autorità competenti e preposte”

L’Inchiesta della Procura di Lanusei, avviata nel gennaio 2011 in seguito alle notizie stampa del rapporto choc dei veterinari, ha portato e va portando alla luce le truffe della “scienza di Stato” e uno scempio ambientale che supera i nostri peggiori sospetti. Infonde speranza e allo stesso inquieta sapere che il procuratore Fiordalisi rappresenta un’eccezione nel panorama italiano governato dalla politica dello struzzo, preoccupa conoscere i tempi quasi biblici del sistema giudiziario dell’Italia, condannata ripetutamente dall’UE proprio per questa ragione. La strage in atto deve essere fermata subito. Intervenire con la dovuta urgenza, in tempi brevi, è compito del Governo, è decisione politica.

La “Scienza Pretesto”, stigmatizzata e messa al bando dall’ONU e dalle leggi di quasi tutti i Paesi civili, Italia compresa – è l’espediente usato e abusato per sedare l’inquietudine di popolo, eludere responsabilità, garantire che nulla cambi. Il gioco è semplice, basta non finanziare indagini scomode e scegliere i ricercatori di fiducia. Istituzioni e Autorità–dal nazionale al locale, dai ministri della Difesa ai sindaci, passando per la Regione Sardegna e le Aziende Sanitarie, includendo la classe politica e grosse organizzazioni di massa- hanno corroborano e corroborano l’ostinata negazione dell’evidenza con la telenovela “scienza-pretesto-narcotico” mirata a non trovare quello che si vuole non trovare, spesso con copione e regia Nato/ministri della Difesa nel doppio ruolo di controllori e controllati, giudici e parti in causa. La decina di puntate della sceneggiata ha prodotto variegate “verità scientifiche di Stato e di Regione” che vanno dal grottesco all’esilarante, dall’asineria solenne

all’insulto dell’umana intelligenza e della memoria delle vittime. L’opinione pubblica le ha regolarmente respinte al mittente.

La terza Commissione Parlamentare d’Inchiesta sembra assorbita nella ricerca di cause e concause assolutorie dell’uranio impoverito, nanoparticelle e contaminanti bellici. Lo scorso dicembre ha stretto un accordo con la Regione. In sintonia hanno trovato lo strumento miracoloso per risolvere il mistero del nesso causa-effetto e scoprire “la verità scientifica indiscutibile” (Sic!): un’indagine epidemiologica. Tra quelle con il timbro dell’ufficialità sarebbe la N°3!

Adesso è in voga la disquisizione depistante sul che fare se si chiudessero i bombing test ranges. Si rilancia la stessa carta giocata a La Maddalena, l’eventuale smantellamento è subordinato a progetti di nuova economia cantierabili subito. Occorre dunque sottolineare l’evidenza: è criminale progettare una nuova economia in un’area infetta. Se tutto va bene, per i prossimi 30/50 anni, il solo lavoro possibile è la decontaminazione. Non rallegra sapere che i posti di lavoro creati dalla bonifica, preziosi nella nostra isola della disoccupazione record, saranno migliaia, incomparabilmente più numerosi e meglio retribuiti di quelli oggi “offerti” dai poligoni, ad esempio, il poligono della morte Salto di Quirra occupa 90 (novanta!) civili, l’indotto ne occupa 226, ossia il Pisq elargisce 1,4 posto lavoro a kmq terrestre, calcolando anche il mare sottoposto a schiavitù militare si arriva a 1 posto lavoro su 94 kmq.

Promesse ciarlatanesche, silenzi, inerzia, logori escamotages, muri di gomma, sono segnali inequivocabili del disprezzo verso l’ambiente e la vita del popolo sardo e della volontà politica di non porre freni alle attività di guerra, non ostacolare il lucroso business dell’affitto di pezzi di Sardegna da bombardare e dove sperimentare sempre più sofisticati strumenti di sterminio.

Il ripristino della legalità, rispetto del diritto umano basilare all’ambiente salubre, alla salute e alla vita impongono prioritariamente: a) fermare la strage, rompere subito la catena attività militari – scempio ambientale – malattia e morte; b) attivare immediatamente le misure e gli iter prescritti dalle norme vigenti in situazioni di analogo rischio. Nel caso concreto:

* Sospensione delle attività militari nelle aree dove si sono registrate le patologie di guerra, almeno fino a quando i contaminanti non siano stati rintracciati ed eliminati; 

* Decontaminazione seria e credibile della terra e del mare.

* Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni Salto di Quirra, Capo Teulada, Decimo-Capo Frasca.

* Risarcimento dei danni inferti ai malati e alle famiglie degli uccisi, alle persone costrette ad abbandonare la terra avvelenata fonte del loro reddito, all’intera Sardegna;

1 marzo 2012

Comitato sardo Gettiamo le Basi – tel 346 7059885 — -070 823498

1 A La Maddalena, in una superficie quasi irrisoria, si è concentrato il peggio: base Us Navy per sommergibili nucleari dal 1972 al 2008,area mai bonificata; Arsenale della MMI, dismesso e oggi agli “onori della cronaca” per l’inquinamento prodotto e la disastrosa bonifica; due depositi Nato attivi, uno di armi e munizioni, l’altro di carburante navale, estesi sottoroccia per circa km 20 ciascuno, bombe innescate nel cuore dell’arcipelago paradiso turistico

2 Alcuni dati rilevati dai comitati spontanei e dalla stampa: Capo Teulada, 13 militari, 49 civili colpiti dalla “sindrome”; Capo Frasca, 7 militari, 2 dipendenti civili. La Maddalena, anni 1998-01, tassi rapportati alla Sardegna, uomini: +177,8% mortalità linfoma non Hodgkins +147% ricoveri; + 58% mortalità tumori al sistema linfoematopoietico + 73% ricoveri; melanoma +335% (studio ESA commissionato dalla Regione, 2005).

3 Ad esempio, dal raffronto dei dati epidemiologici dell’Asl8 e dell’ESA emerge: mortalità per tumore al sistema emolinfatico, su 26.183 abitanti 36 casi, 14 di questi concentrati tra i 5004 abitanti di Villaputzu, cioè, come dimostra la conoscenza diretta, tra il centinaio di abitanti della frazione Quirra; mortalità linfoma Non Hodgkin, 70% a Villaputzu-Quirra.

4 Ringraziamo per la sensibilità e l’impegno nel dare voce alla Sardegna gli ex senatori Luigi Malabarba e Mauro Bulgarelli, vicepesidenti della prima e seconda Commissione Parlamentare d’inchiesta.

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