Sergio Secci ed io per un anno dividemmo lo stesso appartamento in via Miramonte 15 a Bologna.

Impossibile non andarci d’accordo e non volergli bene: dolce, cortese, intelligente, generoso, pronto al sorriso.
L’avevo perso di vista perché, prima che lui si laureasse, ero andato a stare per quasi due anni a Venezia.

La mattina del 2 agosto 1980 ero in via della Ghisiliera 10, a poca distanza in linea d’aria dalla stazione, a lavorare per il gruppo teatrale di cui facevo parte.

Alle 10,25 ero nelle cantine e non sentii l’esplosione. Ma cominciai a sentire insistentemente un suono ossessivo e ininterrotto di sirene. La via è sul percorso tra l’ospedale Maggiore e la stazione. Salii in strada, presi la moto e decisi di seguire le ambulanze per capire. Impossibile descrivere quello che vidi. Non si respirava. Caricavano i primi feriti sul pavimento dell’autobus. Parlavano delle condutture del gas. Tornai in laboratorio, presi il furgone della compagnia e lo misi a disposizione. Mi pareva l’unica cosa concreta da fare per non intralciare i soccorsi.

Due libri… ora mi sono rimasti solo due libri di quell’appartamento in via Miramonte dove abitavamo in tre, e dove, ogni mattina, Pai Tsun I, lo studente cinese di cinema, con la sua gentilezza orientale, tentava di offrirci per la colazione un’orribile tazza di blodo con ancora le piumette della gallina che riemergevano…
– “Vuoi blodo?” – “No, grazie, Sergio ed io prendiamo il caffè…” così ogni mattina…

Quando corsi col furgone verso la stazione, non immaginavo che, qualche settimana più tardi, avrei letto su Linus un piccolo articolo che parlava di Sergio Secci… all’ospedale Maggiore… con gravissime ustioni in tutto il corpo… Non è possibile… Sergio… altra corsa al Maggiore… “Secci?… è già morto… da circa un mese… mi dispiace…

Conservo ancora i due libri che gli devo restituire.

2 agosto1980 – ore 10,25

stazione di Bologna

sala d’aspetto di seconda classe

23 kg di esplosivo

85 morti

200 feriti

lo Stato italiano non ha ancora dato spiegazioni

 

verso una memoria condivisa: le testimonianze

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la rassegna estiva dei Teatri di Vita quest’anno ha il titolo: Cuore di Grecia

Lettere dal fronte interno

Fra le altre iniziative nel programma, una personalità della società civile greca scriverà una lettera ad un omologo italiano. Ogni sera, durante il festival, questo “omologo italiano” leggerà la lettera: il sindaco, l’architetto, il pensionato, l’economista, lo studente, il giornalista, il ricercatore, il poeta…

Io riceverò una lettera da Tsalapatis, poeta greco, e, il 26 luglio alle 21, la leggerò in pubblico e gli risponderò.

Cuore di Grecia, al Parco del Triumvirato di Bologna

e grazie a Loredana Lipperini ecco qui il testo completo della lettera

 

ECCOLO FINALMENTE A BOLOGNA!

lunedì 28 maggio alle 20 al cinema Lumière

dopo la proiezione, l’incontro col regista Enrico Pitzianti

qui la recensione su Repubblica

ROBA DA MATTI

il nuovo film di ENRICO PITZIANTI

prodotto da Eia film

 

Roba da matti racconta la storia di Casamatta, una residenza socio assistenziale a Quartu Sant’Elena in cui vivono otto persone con disagio mentale. Col sostegno costante degli operatori si vive una vita normale in una casa speciale. Una struttura considerata all’avanguardia nel panorama italiano e mondiale, un luogo dove le persone con sofferenza mentale possono aspirare a ricostruirsi una vita. Purtroppo la casa, dopo 17 anni di attività, rischia di chiudere. L’associazione che la gestisce non riesce più a far fronte alle spese, il contratto d’affitto è in scadenza e il proprietario non intende rinnovarlo. È un momento molto difficile, ma Gisella, presidente dell’associazione Asarp Casamatta e sorella di una delle ospiti, è una donna tenace. Sostenuta dagli altri familiari, affronta le difficoltà ed è fermamente decisa a trovare una soluzione.

 

ROMA     – dal 20 al 26 aprile: “Film Studio” (regolare programmazione)

– dal 28 aprile al 6 maggio: “KINO” (regolare programmazione)

MILANO – dal 20 al 26 aprile: Cinema “Palestrina” (regolare programmazione)

GENOVA – dal 20 al 26 aprile: Cinema “Eden” (regolare programmazione)

CAGLIARI – dal 20 al 26 aprile: “Cineworld” (regolare programmazione)

OLMEDO (SS) – 27 aprile – ore 20:00: Auditorium comunale (col regista Enrico Pitzianti)

BOLOGNA – 28 maggio – ore 20:00: Cinema Lumiére (col regista Enrico Pitzianti)

MESAGNE (BR) – 13 maggio – ore 18:30. Auditorium comunale (col regista Enrico Pitzianti)

TRIESTE – giovedì 21 giugno – ore 20:30. Cinema Ariston (col regista Enrico Pitzianti)

 

Info – Programmazione – Trailer

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Sabato alle 19, nella torre di San Giovanni ad Alghero, inaugura VERMISST, installazione video di FABIOLA LEDDA sul tema della solitudine, per la rassegna Ben Venga Maggio a cura di Sonia Borsato.

l’installazione è visibile da sabato 19 maggio – alle ore 19 – e resterà aperta  fino a mercoledì 30 maggio.

 

Ecco alcune considerazioni sull’opera estratte dagli appunti di FABIOLA LEDDA:

«Il cuore di VERMISST è la mia riflessione sulla solitudine, male che ti culla e ti uccide nell’indifferenza del mondo che scorre. La solitudine degli emigranti ma anche di ciascuno di noi, di chi continua a girare su se stesso mentre il mondo cambia e si trasforma. Partendo dall’idea dell’immigrazione il lavoro si apre ad abbracciare il mondo: un anziano che muore solo in un appartamento vuoto; una donna che subisce violenza nell’indifferenza di tutti; un senzatetto che giace fra i suoi cartoni; un cane che muore di fame. Un lavoro che vuole concedere misericordia a tutti i “dispersi della società”. Per questo trovo calzante la collocazione nella torre intesa come luogo di isolamento ma anche di torre-faro dove poter approdare quando ci si perde.»

Qui il testo con cui SONIA BORSATO presenta l’evento:

Il mestiere di sopravvivere

«Comincia la poesia quando uno sciocco dice del mare “sembra olio”».
La poesia nasce, forse, dalla semplicità, dalla noncuranza di se, dall’ingenuo associare elementi distanti tra loro, inavvicinabili… come l’acqua e l’olio, appunto. Ma la poesia indietreggia indignata se scorge forzatura, se quell’olio che Pavese assume ad esempio viene solcato per dramma e disperazione, per attesa, fuga e paura. Se il mare segna il confine dei miei dolori e solo oltre l’orizzonte intravedo speranza.
Quale poesia è possibile trovare nell’abbandono di una vita, nello sradicamento di radici ed esistenza per tentare una completa ricostruzione del sé in un luogo in cui non siamo attesi né ben accetti? Un luogo in cui entriamo clandestini, striscianti e vili, senza alcun bagaglio che non sia il peso dei ricordi e dei rimpianti, la consapevolezza di un non ritorno, la memoria di un paese in cui abbiamo lasciato non solo occhi e braccia amati ma anche titoli, lauree, studi, strumenti, andando ad abitare quella zona grigia che non appartiene a nessuno se non alla burocrazia, ad una legge che applica rigore. Cosa resta di quel me che faticosamente ho costruito se le nuove possibilità hanno il sapore del rimpianto?
Sempre Pavese «Quale il mio paese, tale io».  Ma quale paese abito, e dunque sono, nella prova di queste periferie perse che sono le fughe e gli approdi dei sans papier – senza documenti, senza identità, senza dignità? Un parallelo insoddisfatto, quello tra la terra e i reietti.
E costruiremo il futuro sul dolore e sul silenzio, praticando lo smarrimento come ipotesi esistenziale e provando tutta la vergogna possibile.
Vergogna per un passato di cui troppo ci pesa il ricordo e il confronto.
Vergogna per le persone a cui siamo sopravvissuti durante il viaggio, per chi sulle scialuppe affollate è morto di sete e sogni solo sfiorati.
Vergogna per quei figli che partorirò in terrà straniera, terra alla quale sempre dovrò qualcosa e con la quale non salderò mai i conti; figli che rinnegheranno le origini e si vergogneranno del mio accento, dei miei modi, e dei vestiti che mi identificano come straniero.
Su questa vergogna e su questo pudore che ha l’odore stagnante di abiti umidi si costruisce l’installazione di Fabiola Ledda, un lavoro che si struttura come un sibilo, solo in apparenza dolce ma in realtà avviluppante come spire soffocanti.
Vermisst, la parola tedesca che indica il disperso, ha un suono morbido che contrasta col dolore del suo significato; finisce con sst: un suono lungo, come il rumore della risacca, del movimento delle onde che trasportano corpi su barche di fortuna. Sssscccchh come a chiedere silenzio oltre il clamore dei telegiornali e delle notizie parziali e unilaterali.
Come qualche raffinata collega – la turca Sukran Moral ad esempio – la Ledda, con  questa trilogia video girata nel territorio di Alghero, invoca attenzione per quegli uomini, donne, bambini che animati da varia disperazione si ammassano nelle carrette del mare conoscendo di se stessi la parte più misera. Il lavoro è dedicato a chi parte, a chi resta, ma soprattutto a chi non è mai arrivato, a chi si è perso durante il percorso o si è smarrito ancora prima di partire. È un omaggio alla speranza e alla memoria.
Se però la Moral in una certa misura esorcizza con il suo lavoro una dinamica di fuga dal paese natio sperimentata sulla propria pelle – un paese che la rifiuta fino alle minacce di morte ricevute un anno fa in seguito allo clamore suscitato da un suo spettacolo, Amemus, portato in scena nella Casa Dell’Arte di Istanbul – la riflessione di Fabiola si tinge di maggiore compassione; una pietas così anacronistica in un momento di umano terrore e disamore verso il prossimo da risultare scandalosa.
Solo armata di misericordia, interrogando il paradosso tragico della vita, la Ledda pone se stessa al centro dei tre video per raccontare tre dimensioni, tre perdite, che danno nuova forma al concetto di luogo, di spazio. Tre vagheggiamenti che definiscono con il loro oscillare un paesaggio disegnato dalla stratificazione di corpi dimenticati, corpi che non conosceranno sepoltura, corpi che non saranno reclamati da nessuno.
Così come la poesia, anche l’arte è una ferita sempre aperta, che indaga il sanguinare sociale, e nel solco tracciato dal passato costruisce un confronto con il mondo, ipotizza un futuro fatto di domande, di ammissioni, di confronti, rincorrendo una vita che non sia una bozza ma una compiuta esplicazione del sé.

Sonia Borsato

25 aprile a Siniscola 

Festa della Liberazione dal Fascismo

alla Biblioteca Comunale

presentazione di Geometrie di Libertà

con Alessandra Pigliaru

 

 

26 aprile a Nuoro

Libreria Mondadori-Caffè Letterario Atene Sarda

presentazione di Geometrie di Libertà

con Alessandra Pigliaru 

 

 

 

27 aprile ad Alghero

dìa del llibre i de la rosa – libreria Labirinto

sala conferenze liceo classico

presentazione di Geometrie di Libertà

con Sonia Borsato

28 aprile a Solarussa

Sardigna Blogging Day

intervento al convegno

reading

 

 

29 aprile ad Ales

Casa natale di Antonio Gramsci

75° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GRAMSCI

dibattito sulla funzione della cultura

fra Christian Caliandro e Alberto Masala

conduce Alessandra Pigliaru

 

 

 

 


Il Leonardo – Libreria delle Arti di Bologna

Alberto Masala

GEOMETRIE DI LIBERTA’
terza scrittura

 

venerdì 13 aprile 2012, ore 18,00

INTERVERRANNO I DUE STUDENTI AUTORI DELLE NUOVE INTERVISTE CONTENUTE NEL LIBRO:

Alessandro Giammei – Università ‘Normale’ di Pisa.
Marzia D’Amico – Università “La Sapienza” di Roma.

MODERATORE:
Christian Caliandro – Università IULM di Milano

“Il Leonardo – Libreria delle Arti” – Via Guerrazzi 20, Bologna
tel. 051.238147 – fax 051.227766 – info@il-leonardo.com – www.il-leonardo.com

immagine di Fabiola Ledda

VENERDI 23 MARZO, ore 21,00
al MODO INFOSHOP di Bologna

(in via Mascarella 24/b)

Geometrie di libertà – terza scrittura

(edizioni il Maestrale)

con Alberto Masala e Christian Caliandro (*)

 

(*) Christian Caliandro (1979) è storico dell’arte contemporanea e studioso di Cultural Studies. Svolge attività di ricerca presso l’Università IULM di Milano, come docente di “Media e narrative urbane”. Nel 2006 ha vinto la prima edizione del Premio MAXXI-Darc per la critica d’arte contemporanea italiana. Ha pubblicato “La trasformazione delle immagini. L’inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977-1983” (Mondadori Electa 2008) e, con Pier Luigi Sacco, “Italia Reloaded. Ripartire con la cultura” (Il Mulino 2011). Collabora con Artribune, alfabeta2, minima&moralia, doppiozero, ed è opinionista di Tiscali. Ha scritto inoltre articoli per le riviste Domus, Inside, e per l’Osservatorio Mostre e Musei della Scuola Normale Superiore di Pisa.

fino al 7 aprile da questo link si può scaricare la registrazione dell’incontro