C’è un post ricorrente, una poesia di Mario Benedetti tradotta da me, che ripubblico identica ogni volta che muore una canaglia. L’avevo già usata per Pinochet, Pio Laghi, Videla, Andreotti, Cossiga. Questa volta la ripropongo, senza altri commenti, per Licio Gelli, morto oggi a 96 anni. Tranquillamente. Nella sua villa. Protetto. Con tutti i segreti di stragi e colpi di stato. Penso che lo meriti più di chiunque altro.

Los canallas viven mucho, pero algún día se mueren
di Mario Benedetti

Obituario con hurras
Vamos a festejarlo
vengan todos
los inocentes
los damnificados
los que gritan de noche
los que sueñan de día
los que sufren el cuerpo
los que alojan fantasmas
los que pisan descalzos
los que blasfeman y arden
los pobres congelados
los que quieren a alguien
los que nunca se olvidan
vamos a festejarlo
vengan todos
el crápula se ha muerto
se acabó el alma negra
el ladrón
el cochino
se acabó para siempre
hurra
que vengan todos
vamos a festejarlo
a no decir
la muerte
siempre lo borra todo
todo lo purifica
cualquier día
la muerte
no borra nada
quedan
siempre las cicatrices
hurra
murió el cretino
vamos a festejarlo
a no llorar de vicio
que lloren sus iguales
y se traguen sus lágrimas
se acabó el monstruo prócer
se acabó para siempre
vamos a festejarlo
a no ponernos tibios
a no creer que éste
es un muerto cualquiera
vamos a festejarlo
a no volvernos flojos
a no olvidar que éste
es un muerto de mierda.

Le canaglie vivono molto, però un giorno o l’altro muoiono
Necrologio con gli hurrà / Andiamo a fargli festa / vengano tutti / gli innocenti / i danneggiati / quelli che urlano di notte / quelli che sognano di giorno / quelli che soffrono nel corpo / quelli che ospitano fantasmi / quelli che vanno scalzi / quelli che bestemmiano e ardono / i poveri congelati / quelli che amano qualcuno / quelli che mai si scordano / Andiamo a fargli festa / vengano tutti / il crapulone è morto / l’anima nera si è spenta / il ladro / il zozzone / si è spento per sempre / hurrà / vengano tutti / andiamo a fargli festa / a non dire / che la morte / cancella sempre tutto / purifica tutto / per un giorno / la morte / non cancella niente / restano / sempre le cicatrici / hurrà / è morto il coglione / andiamo a fargli festa / a non piangere di contentezza / che piangano quelli come lui / e si bevano le loro lacrime / si è spento il mostro eccellente / si è spento per sempre / andiamo a fargli festa / non restiamo tiepidi / non crediamo che questo / sia un morto qualsiasi / andiamo a fargli festa / non rimaniamo mosci / non scordiamoci che questo / è un morto di merda.

Pinochet pio laghi Cossiga andreotti

Pio-Laghi-Videla-Gualtieri videla

1. affermare “col cuore” una cosa
2. ripeterla indefessamente fino a volerci credere
3. crederci fortemente
4. costruirci sopra una logica e una retorica
4. combattere per difendere eroicamente questa verità
5. cercare consenso

Un vecchio meccanismo, lo stesso che usa Berlusconi quando, col PDL schierato, grida all’ingiustizia e parla di persecuzione. Ma non l’ha inventato lui, l’ha inventato proprio la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Lo stesso meccanismo con cui hanno costruito un impero raccontando la favola di Dio.

Michela Murgia, chissà che qualche volta non ne sia stata vittima ed (innocente?) operaia anche tu…

(www.michelamurgia.com/cultura/melting-pop/791-bergoglio-e-pregiudizio)

Dunque…
Oh tu, che non ti meravigli degli “storici silenzi della Chiesa sulle dittature di ogni dove”…
Oh tu che affermi che “la linea strategica delle gerarchie vaticane è stata quella della non belligeranza, nella convinzione che tenere un profilo basso potesse salvare più vite o non metterne in pericolo di ulteriori”

Se dico che affermarlo in questo caso è una FOTTUTA MENZOGNA, mi parli di macchina del fango? (nel mio caso macchinetta, visto quanto pesa mediaticamente il mio parere).
Se cito quel bastardo di Pio Laghi, garante Vaticano del regime, e la sua santa e solida relazione con Bergoglio mi parli di “macchina del fango”? Sulla questione argentina non c’è stato alcun silenzio della chiesa, anzi… quell’assassino di Pio Laghi ne era il garante – e Bergoglio, finchè non dimostrerà il contrario, era amico suo. E non l’ha mai smentito.

Ergo, per non perdere di vista la questione, ora sta a lui dimostrare le cose, non a me.
Spero che questo papa abbia il tempo di pentirsi. Buon lavoro. Credete in pace, che nessuno da qui ve lo impedirà.

Ma, in cambio, non prendeteci per il culo.

le canaglie vivono a lungo, ma un giorno o l’altro crepano…

è morto impunito Pio Laghi, il cardinale nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura dei desaparecidos: una vera canaglia, complice ed amico degli assassini torturatori.

Cito da Wikipedia l’infame discorso tenuto a Buenos Aires il 27 giugno 1976, tre mesi dopo il golpe militare: «Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio».

è morto serenamente a 86 anni, probabilmente senza rimorsi di coscienza, prima che le Madri di Plaza de Mayo riuscissero a trascinarlo in tribunale. Protetto ad oltranza dalle cosche ecclesiastiche (altro che Cosa Nostra…), la salma sarà esposta in Vaticano ed i funerali verranno officiati in San Pietro.

l’ha fatta franca…
ah… se credessi che l’inferno esiste!

gli dedico la stessa poesia di Mario Benedetti che avevo pubblicato in un post per la morte di Pinochet

Los canallas viven mucho, pero algún día se mueren

di Mario Benedetti

Obituario con hurras
Vamos a festejarlo
vengan todos
los inocentes
los damnificados
los que gritan de noche
los que sueñan de día
los que sufren el cuerpo
los que alojan fantasmas
los que pisan descalzos
los que blasfeman y arden
los pobres congelados
los que quieren a alguien
los que nunca se olvidan
vamos a festejarlo
vengan todos
el crápula se ha muerto
se acabó el alma negra
el ladrón
el cochino
se acabó para siempre
hurra
que vengan todos
vamos a festejarlo
a no decir
la muerte
siempre lo borra todo
todo lo purifica
cualquier día
la muerte
no borra nada
quedan
siempre las cicatrices
hurra
murió el cretino
vamos a festejarlo
a no llorar de vicio
que lloren sus iguales
y se traguen sus lágrimas
se acabó el monstruo prócer
se acabó para siempre
vamos a festejarlo
a no ponernos tibios
a no creer que éste
es un muerto cualquiera
vamos a festejarlo
a no volvernos flojos
a no olvidar que éste
es un muerto de mierda.

Le canaglie vivono molto, però un giorno o l’altro muoiono
Necrologio con gli hurrà / Andiamo a fargli festa / vengano tutti / gli innocenti / i danneggiati / quelli che urlano di notte / quelli che sognano di giorno / quelli che soffrono nel corpo / quelli che ospitano fantasmi / quelli che vanno scalzi / quelli che bestemmiano e ardono / i poveri congelati / quelli che amano qualcuno / quelli che mai si scordano / Andiamo a fargli festa / vengano tutti / il crapulone è morto / l’anima nera si è spenta / il ladro / il zozzone / si è spento per sempre / hurrà / vengano tutti / andiamo a fargli festa / a non dire / che la morte / cancella sempre tutto / purifica tutto / per un giorno / la morte / non cancella niente / restano / sempre le cicatrici / hurrà / è morto il coglione / andiamo a fargli festa / a non piangere di contentezza / che piangano quelli come lui / e si bevano le loro lacrime / si è spento il mostro eccellente / si è spento per sempre / andiamo a fargli festa / non restiamo tiepidi / non crediamo che questo / sia un morto qualsiasi / andiamo a fargli festa / non rimaniamo mosci / non scordiamoci che questo / è un morto di merda.

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e bae e torra, fintzas chi non che l’appo ‘ortada in limba sarda
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Sa canalla bivet meda, ma ‘enit die chi si che morit
de Mario Benedetti

Avvisu ‘e mortu cun isga! Pio Laghi-Videla-Gualtieri
Ajò a lu festare
Benzan’ tottucantos
sos innotzentes
sos chi ana tentu dannu
sos chi ticchirrian’ a de notte
sos chi bisionan’ a intro e die
sos chi sufrin’ a carena
sos chi incuban’ pantàsimas
sos chi pistan’ iscultzos
sos chi frastiman’ e brùjiana
sos poberos astrados
sos chi pedin’ a attere
sos chi no immèntigana
ajò a lu festare
chi ‘enzan’ tottucantos
cràpula si ch’est mortu
si ch’est accabbada s’àmina nieddha
su furone
su pudidu
si ch’est accabbadu in su tottu
isga!
chi ‘enzan’ tottucantos
ajò a lu festare
pro chi non si nîat
chi sa morte
ch’iscantzellat donzi cosa
e tottu at a innettare
una die o s’atera
sa morte
no ch’iscantzellat nuddha
imbarant
semper sos marcos
isga!
si chest’mortu su buccallotto
ajò a lu festare
a non bi prangher de sa cuntentesa
chi lu prangant sos che a isse
chi si ch’ingullant sas lambrigas
si che’st mortu Mustrengòne
si che’st mortu pro semper
ajò a lu festare
e non bistemus tèbios
a non crèer chi custu
siat unu mortu cale si siat
ajò a lu festare
a non nos ponner lenos
a non ndh’immentigare chi custu
fit unu mortu ‘e merda.