Dato che mi vengono rivolte da più parti domande sul “come mai”o “perché” io sostenga visibilmente Renato Soru alla presidenza della Sardegna, utilizzo questo spazio per chiarire cercando di fare in modo che le mie risposte siano il più “generali” e il meno “private”possibile.

  • Ho sostenuto Soru alle elezioni scorse e devo ammettere di non essermi mai pentito
  • Penso che Soru sia capace di garantire un clima politico e di confronto che in Sardegna manca da sempre.
  • Credo nelle proposte che Soru porta avanti viste le strade già intraprese (welfare, scuola, legge salvacoste e interesse alle comunità dell’interno, master & back, difesa del territorio e della cultura, risanamento dei bilanci…)
  • Non credo per niente nel lìder maximo alla Ceausescu. Sarebbe un taglio mentale molto più vicino al PDL. Soru, che è un uomo, in quanto tale è naturalmente soggetto ad errori.
  • Dunque votarlo non significa abbandonare la propria coscienza civile e politica nelle sue mani. Ogni eventuale errore di un governante è altrettanto imputabile al silenzio dei movimenti e dei singoli sulla medesima questione. Siamo o no individui pensanti? abbiamo un’etica?
  • La facoltà di vigilare sull’operato delle Istituzioni e di praticare eventuale dissenso, anche forte e radicale, è un’opzione garantita dalla Costituzione ai singoli ed alle associazioni. Si chiama fare politica. Oltre e nonostante le eventuali debolezze, fermezze, simpatie o antipatie personali. Non ho motivi per pensare che Soru possa mai andare contro questo principio.
  • Altra cosa che meraviglia alcuni è il fatto che io stesso sia stato protagonista di simili contingenze (vedi post su ex-zone minerarie, campi da golf, mancato o scarsissimo finanziamento di un progetto culturale da me diretto ad Asuni). Per quanto riguarda l’opzione opporsi, invio ai punti precedenti. Ma aggiungo: sono stato educato fin da piccolo ad avere uno sguardo largo… e dignità prima di tutto. Non faccio MAI questioni personali, ma politiche. I personalismi… la permalosità… mi getterebbero in una condizione di miseria interiore insanabile. Immagino e credo che anche per Soru sia lo stesso… se così non fosse, sarebbe un problema solo suo.
  • Esiste la possibilità di un voto disgiunto. Dunque ognuno potrebbe votare la formazione che preferisce. Questo sarebbe uno stimolo anche per Soru.
  • Qualcuno oggi è in grado di proporre un presidente possibile oltre lui? Certamente è il migliore che abbiamo. Basta pensare a come si sta liberando della casta, quei loschi individui che dal dopoguerra occupano le istituzioni. Il problema eventuale sarà soltanto se sbaglierà a scegliere i suoi collaboratori e gli assessori. Spero sinceramente non succeda e confido anche nell’ulteriore – triste – eventualità di correggere il tiro nel percorso.

considerazioni:

se Soru vince
in Sardegna, perde Berlusconi – e questo può creare speranze

Soru trasporta speranze come da trenta o quarant’anni nessun uomo politico ne dava

sulle speranze noi dobbiamo lavorare a mantenerle aperte e portarle avanti

Chi a Bologna ha ascoltato il lucido e chiaro discorso di Renato Soru non può non provare entusiasmo per le finestre che ha aperto sul futuro dell’Isola. Abbiamo davvero bisogno di crederci, e questo basta per sostenerlo. Non ho dubbi.
Chi a Bologna ha visto 1000 studentipieni di speranza che vogliono tornare a votare – per poi poter tornare e restare – non può non appoggiare il Renàutobus (e questi studenti e giovani lavoratori non sono certo attratti soltanto dal PD, ma da tutte le formazioni della sinistra).
Loro hanno speranze. Io alla loro età non ne avevo, e, dopo 34 anni, non so ancora quando potrò tornarmene in Sardegna come vorrei (cioè senza chiedere favori a nessuno).
Ho entusiasticamente accettato di partecipare al concerto per pagare il viaggio agli studenti. Faccio male? Credo di no. Anzi, faccio benissimo.

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Chiudo dicendo ciò che per me resta ovvio: io vengo dai movimenti e lì intendo restare (a Bologna appoggio la “città libera” diBifo e Monteventi…)
Vorrei che in Sardegna venissero eletti soltanto dei consiglieri sinceramente antimilitaristi per fare una pressione forte e finalmente risolvere la questione delle servitù militari. Riporto il comunicato del comitato gettiamo le basi verso il quale nutro una seria fiducia politica.
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ELEZIONI
Per chi persiste nell’obiettivo del “governo amico” di centrosinistra

Sul tema della schiavitù militare inferta alla Sardegna i candidati vecchi e nuovi proposti dallo schieramento di centrosinistra si distribuiscono, grosso modo, in tre gruppi:

– Molti non hanno mai tradito la scelta politica di antica data che assegna all’isola il ruolo di scuola di guerra e campo di battaglia permanente. Non potrebbe essere diversamente in uno schieramento che annovera tra i suoi grandi leader l’ex-ministro Parisi.
(
rinvio ad un mio post precedente sulla questione).

– La stragrande maggioranza, più prudente, da prova di mantenersi fedele alla tradizionale linea politica delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.

– Alcuni si sono spesi sull’esigenza di liberare la Sardegna dal giogo militare in numerose dichiarazioni stampa, con divisibilissime e sacrosante, purtroppo, scisse dall’azione concreta, non supportate dall’individuazione di strumenti adeguati e obiettivi concretamente perseguibili a breve, medio e lungo termine. Nei rari episodi in cui le parole sono state accompagnate dai fatti spesso gli strumenti adottati sono stati inefficaci e talvolta il risultato ottenuto controproducente.

Solo quattro i candidati “outsider” che hanno dimostrato di sapere e volere coniugare parole e fatti, ideali e impegno concreto in prima persona:
Claudia Zuncheddu (Rosso Mori), Rita Marras (Prc Sassari), sempre attive in tutte le lotte, hanno denotato capacità di realismo politico utilizzando mezzi e praticando percorsi adeguati a calare nella realtà “il sogno” di liberare l’isola dal ruolo infamante e devastante di base di tutte le guerre.
Giancarlo Bulla (IDV), il corrispondente della Nuova Sardegna che con un’indagine seria e accurata, sostenuta da passione e “spirito di militanza” ha contribuito a imporre l’attenzione sull’epidemia di tumori e alterazioni genetiche che ha come epicentro il poligono della morte Salto di Quirra.
Il consigliere uscente Paolo Pisu (Prc), animatore della Tavola sarda per la pace che ha dato spazio e risonanza alla lotta di popolo per Gettare le Basi militari fuori dalla Sardegna e fuori dalla Storia.

Non si fa riferimento alle forze politiche minoritarie dell’area nazionalitaria, sempre presenti in tutte le nostre lotte e pertanto straripanti di candidati impegnati da anni in prima persona con serietà e coerenza.

Comitato sardo Gettiamo le Basi

 

 

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se qualcuno si affaccia su questo blog, avrà notato che da tempo non rinnovo le notizie o lo faccio solo sporadicamente – sono in giro e, quando ogni tanto torno, sono molto impegnato…
dunque questo no-post di servizio solo per dire arrivederci a presto… spero in autunno

 

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buona giornata a tutti

troppi ormai mi contattano sorpresi per un mio presunto pronunciamento, apparso su tutti i maggiori quotidiani nazionali e in rete, sulla mia (anch’essa presunta) appartenenza ad una lista di fondatori del neo-partito-comunista…
niente di offensivo, per carità, soltanto che la lista contiene due malintesi: il mio nome lì diventa “comunista” e “scrittore”

allora chiarisco con orgoglio che:

1. sono anarchico e non mi dimetto dall’impegno con i movimenti libertari e antimilitaristi
2. non ho mai avuto intenzione di fondare un partito, sia pure comunista, dato che da circa 35 anni non ho fiducia nella “forma-partito”
3. sono un poeta e, solo lateralmente, scrittore, traduttore, artista, ecc.

– un poeta: in una società vittima della mediatizzazione affermo un ruolo misconosciuto e poco spendibile
– soltanto un poeta perché così mi ha nominato chi mi ascolta e tradotto come tale in una decina di paesi del mondo
– questo mio unico ‘mestiere’, ormai scomparso in Italia, qui viene ‘tollerato’ solo abbinandolo ad alcuni americani (prevalentemente di area beat, spesso miei cari compagni di strada) con risvolti mitici ed intenti prevalentemente folclorico/nostalgici… attitudine che fa parte del provincialismo di una cultura interamente colonizzata che non ha più coraggio di esistere e di praticare la voce.
well… have I to change my language in order to be trusted? that’s done.

tornando alla questione:
fui contattato per telefono dall’ex-sen. Giannini che mi parlava del dramma della sparizione della falce e martello dall’iconografia della politica italiana.
Il senatore mi chiedeva un’adesione solidale che non ebbi difficoltà a concedere: la falce e martello (chiudendo benevolmente un occhio sull’uso che ne hano fatto i poteri statuali), è un simbolo che comunque reca in sé oltre un secolo di lotte e speranze per gli oppressi… che viva.
Sul momento non capii che si trattava della costituzione di un cartellone di neo-fondatori, ma credetti che fosse richiesto un pronunciamento solidale che non ritiro.

Sono convinto che Giannini non abbia mai letto niente di mio – non sarebbe incorso in un simile abbaglio
Niente di male… non ho il problema… anzi lo ringrazio per avermi dato l’occasione di ribadire qualche prezioso concetto
senza rancori

ringrazio per l’attenzione
Alberto Masala