SARDEGNA

sindrome Golfo-Balcani-Quirra

veleni di guerra, omicidi di Stato

Il RUOLO DELL’EUROPA

L’assenza di certezze scientifiche non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure” (ONU, protocollo di Rio 1992).

L’interesse nazionale cede di fronte al superiore interesse pubblico costituito dalla tutela della salute (…) che va protetta contro ogni iniziativa ostile da chiunque provenga e con la conseguenza che ha anche una valenza incondizionata. La tutela comprende le ipotesi in cui i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività” (sentenza del TAR Sardegna di sospensiva all’installazione dei radar, 6/10/2011).

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art 32 Costituzione italiana).

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ERRATA CORRIGE

per una mia svista, ingannato dal nome (che non ho dato io), non avevo notato che la mini-naja per ora si propone a giovani dai 18 anni – correggo dunque il post con una considerazione: a quando anche i bambini?

C’è da sperare:
nuovi investimenti per la cultura giovanile. 

Su iniziativa di tre ministeri, Economia (Tremonti), Politiche Giovanili (Meloni) e Difesa (La Russa), un mese fa, nel silenzio quasi totale, è stata approvata una legge, il Ddl n. 2096 del 1 aprile 2010, altrimenti detta Legge Balilla. Lo scopo è incoraggiare i giovani a conoscere ed apprezzare la vita militare formandoli alla disciplina delle caserme, alla conoscenza delle gerarchie, ad essere pronti a morire per la patria. Ecco la loro cultura, che distoglie i fondi dallo studio per riversare ben 20 milioni di Euro in questa iniziativa così ‘formativa’ e necessaria durante la quale ai ragazzi insegneranno anche l’uso delle armi.

ed ecco l’articolo tratto da Peacereporter

Al via la mini-naja prevista dalla ‘legge Balilla’ voluta dal ministro La Russa

“Siamo soddisfatti degli esiti che hanno visto i ragazzi impegnarsi oltre i loro limiti personali per non cedere, cementare tra di loro un sano spirito di corpo, e soprattutto recepire i valori e il significato di fare il soldato, il cittadino soldato, valori che oggi, con la sospensione della leva, sono sempre meno diffusi e meno percepiti dalle giovani generazioni”.

Con queste parole d’altri tempi il colonnello Alessandro Pinelli, comandante del 6° reggimento alpini, ha commentato la conclusione delle prove generali del progetto di mini-naja: brevi corsi di formazione militare volontari voluti dal ministro della Difesa Ignazio La Russa per ”rafforzare la conoscenza e la condivisione dei valori promananti dalle forze armate” tra i giovani.

La legge Balilla (Ddl n. 2096) approvata un mese fa come emendamento alla manovra finanziaria, prevede l’avvio, dopo l’estate, di stage di tre settimane per giovani volontari di età compresa tra i 18 e i 30 anni e in possesso di idonei requisiti fisici, morali e di condotta. Costo dell’iniziativa, per i prossimi tre anni: 20 milioni di euro.

”La campagna informativa non è ancora cominciata, ma già sono migliaia e migliaia le domande che arrivano”, ha dichiarato trionfante La Russa alla stampa, spiegando che ”quest’anno si comincia dal 13 settembre, con un corso al quale parteciperanno 1.200 ragazzi e ragazze. Dal 2011 saranno invece 5.000 l’anno”.

Dopo un primo test sperimentale di quindici giorni effettuato lo scorso settembre con 145 ragazzi presso l’85° reggimento addestramento volontari di Verona, a fine luglio – subito dopo l’approvazione della legge – altri 250 giovani volontari hanno indossato la divisa per dieci giorni (previo versamento di cauzione) per le prove generali della mini-naja.

Dopo la ‘vestizione’, avvenuta presso la stessa caserma veronese, 120 ragazzi sono stati inviati al 6° reggimento alpini a San Candido (Bolzano), 90 al Centro addestramento alpino di Aosta e 40 alla scuola di paracadutismo della brigata Folgore di Pisa. Dieci giorni di vita in camerata e di addestramento militare teorico e pratico. Dieci giorni di vita militare a tutti gli effetti.

Le attività previste comprendono, tra l’altro, attività ginniche, marce, corsi di difesa personale e primo soccorso, uso di armi da fuoco individuali (tiro a segno con pistola) e lezioni teoriche su struttura e le funzioni delle forze armate, norme igienico sanitarie per la vita in collettività, procedure di comunicazione radio ed elementi di topografia.

una lettera di Marco Barone

Ecco il link ad un’intervista di Cristiano Sanna sul sito di Tiscali – se, come appare a me, vi sembrerà bella, sappiate che lo si deve alla bravura del giornalista che, al telefono, ha saputo estrarre senso dal cumulo indifferenziato e confuso delle mie risposte.

Già l’avevano fatto con altrettanta bravura anche Paolo Merlini per la Nuova Sardegna e Daniele Barbieri per Liberazione e Piazza Grande (vedi post precedente)

Io ho certo avuto fortuna, ma resta che fare giornalismo così, parlando con tipi come me, è un’arte. Grazie ancora.

E già che ci siamo, solo per fare un po’ d’ordine, anche il post con un mio reportage e tutti i links che l’hanno ripreso.

Ed un’altra intervista dovuta all’intelligenza scavatrice di Daniele Barbieri sul suo bellissimo blog

 la conferenza stampa con l’assessore Baire ed il colonnello Giardini

Forse pensano che questa sia cultura: il salone del libro di Macomer con i militari (pagati per partecipare) e senza gli scrittori – i librai confinati in uno stanzone col tetto che fa acqua – i libri invisibili coperti da teli di plastica.

Si è toccato davvero il fondo – oltre ci sono soltanto i roghi nelle piazze – ormai siamo al paradosso.

E loro non provano vergogna.

Ma, cosa che mi lascia davvero senza parole né speranza, i sardi di laggiù non protestano nemmeno: nessuna manifestazione, nessuna opposizione, niente…. nessuno che opponga il proprio prezioso corpo fisico all’avanzata delle truppe dell’ignoranza.

Così, mentre loro vanno avanti imperterriti, l’opposizione diventa ‘meta-opposizione’, l’indignazione ‘meta-indignazione’, con qualche sporadica voce – necessaria, per carità… – ma solo in rete.
I sardi sono ormai convinti che basti avere un’opinione e dirsela l’un l’altro per pacificare la coscienza democratica.  

E loro se ne fregano.

– 1 aprile articolo di Paolo Merlini su “la Nuova Sardegna” (*v. nota)

– 3 aprile intervista di Daniele Barbieri per “Liberazione”

– e per “Piazza Grande” di maggio

– e, in seguito, aggiungo qui l’intervista di Cristiano Sanna Martini per Tiscali news

– e infine, un mio reportage


intanto in Iraq si continua ad uccidere
(*) nota all’articolo di Paolo Merlini sulla Nuova Sardegna.
Nel bell’articolo sulla “Nuova” di cui ringrazio ancora l’ottimo Paolo Merlini, ci sono un paio di imprecisioni dovute certamente a malintesi dato che tutto si è svolto rapidamente per telefono e non – come avrei preferito – per mail (scripta manent). Sul momento ho pensato di lasciar perdere e non dare importanza, ma dato che mi piace la precisione e stamattina mi sono svegliato dicendo nel dormiveglia: “No… No… No…”, ho pensato di fare questo breve errata corrige:
– 1°. “In the executioner’s house” (Nella casa del boia), il testo sulla guerra indirizzato a George W.Bush, non è uscito per la City Lights ma per la CC. Marimbo press – Berkeley. Questo per rispetto ai coraggiosi Editori e al grande Jack Hirschman che l’ha tradotto e sostenuto la diffusione.
– 2°. La sua presenza nelle vetrine della libreria City Lights (dunque il sostegno di  Lawrence Ferlinghetti) è vera, come nelle foto che Jack mi ha spedito. E fortunosamente era il 50° della Libreria/Casa Editrice. Nella pagina apparsa su Repubblica per la ricorrenza si accennava al ‘mito’, ma non al fatto che c’era un libro italiano esposto: il mio.
– 3°. Non è proprio esatto che altri italiani non siano stati pubblicati dalla casa editrice di San Francisco (Pavese, credo Montale, ed altri…) – al telefono mi riferivo alla collana in cui sono usciti gli scritti di Pasolini – tradotti da Hirschman e Richman, dal titolo “In Danger”…
– 4°. La domanda: “Progetti per il futuro?” mi ha colto di sorpresa e non sapevo cosa rispondere anche se di progetti ne ho parecchi. Impappinato, ho detto la prima cosa che mi è saltata in mente, la più recente nel mio archivio cerebrale… L’interesse e la traduzione di Jonathan Richman per “Alfabeto” mi è stato riconfermato da Jack Hirschman in Iraq. Ma è prematuro parlarne… se ne riparlerà fra qualche mese
Ancora un saluto a Merlini, giornalista che stimo e apprezzo davvero anche umanamente, ma: “è la stampa, bellezza…”

probabilmente i Ministri della Difesa devono essere così: militaristi (ovvio), fedeli alle Armi (ovvio), retorici quanto basta (ovvio), fedeli anche alle Gerarchie ecclesiastiche (ovvio), disposti a tapparsi il naso comunque (ovvio)…

E dunque eccolo qua. Un ottimo pedigree… Lui c’è in pieno.
Pur non essendo sardo in niente e per niente, è cresciuto ed eletto in Sardegna. E qui non è una questione di identità: siamo colonizzati. Pesantemente colonizzati. Fottuti e contenti. Lui è l’uomo dei militari, delle basi, della NATO, del G8, della Brigata Sassari (truffa storica… chiedete a mio nonno…), lui è il prefetto ideale dell’impero in un’isola ormai interamente consegnata ai suoi padroni. Lui è un cane fedele, un continuatore della gloriosa tradizione di quei cani fedeli che i sardi hanno da sempre allevato.

Perché non parlo dei cani sguinzagliati dall’altra sponda? Perché da lì non potevamo né volevamo aspettarci altro. Sua Grazia è onnipotente. Regna già e continuerà a farlo impunemente dalla sua reggia gallurese in una terra dove hanno persino cambiato nome ai posti per non dispiacere ai padroni. Vendersi il nome del posto dove si è nati è come vendersi la madre. In quella sponda quali sono i cani…?

nella foto Sua Grazia

Ma, dati per scontati gli altri, torniamo a lui. Se ci vuole una prova dell’imbecillità dei sardi, eccola:

in Sardegna ha risolto niente sulla questione delle basi militari, anzi, fedele all’esercito, ne ha ciecamente sponsorizzato ogni esigenza…

in Sardegna ha risolto niente sulla questione dell’uranio impoverito, anzi… ha solo finto di farlo, ma a Quirra ancora il supermarket delle armi è attivo…

in Sardegna ha risolto niente sulla questione degli AMX, anzi… appassionato di parate e cerimonie militari, pur di continuare a frequentarle, ha promesso ai militari che si sarebbe dato da fare per dissequestrare quelli bloccati dalla Magistratura perché ne erano caduti già cinque…
vedi post precedenti – qui “sono caduti” e qui “dimettiti”

infatti è suo l’accorato appello perché gli AMX vengano resi a quei pericolosi irresponsabili che ora piangono perché non ci possono più giocare. Sentite le frasi che ha pronunciato (!!!):
“…sarebbe pregiudicata una capacità operativa essenziale
“…sto seguendo con particolare attenzione la vicenda… che priva la Difesa del Paese di una sua componente significativa, per dotarsi della quale il Paese, cioè i cittadini contribuenti, hanno sostenuto spese ingentissime
“Tutto possiamo permetterci, all’infuori che incrinare l’efficienza e la saldezza dimostrata dai reparti delle nostre Forze Armate”

Cosa ne facciamo di uno così? Ma lo rimettiamo in lista perbacco!Lo facciamo rieleggere al Parlamento che rappresenta gli italiani!


qui coi Russi… poverino…

In conclusione:

i Sardi l’hanno votato, i Sardi tengono molto a lui, tanto che Veltroni ha chiesto addirittura una deroga per poterlo ricandidare capolista nel PD e lui ricambia con tutto l’affetto e la dedizione di cui è capace: basi, uranio, AMX…

ci vuole davvero una faccia tostata nelle Accademie militari e nelle sacrestie. La sua.

Qualcuno vuole spiegarmi con argomenti intelligenti cosa se ne fa l’Italia di un ministro della difesa e, peggio, di una difesa? Qualcuno vuole spiegarmi con argomenti intelligenti cosa se ne fa la Sardegna di uno così? Quali interessi difenderà in Parlamento?


heather parisi fa il suo stesso lavoro



il sequestro dei caccia bombardieri AMX è una vittoria del movimento contro la guerra

 


per gli approfondimenti rinvio ad alcuni post precedenti che portano l’etichetta Gettiamo le Basi

e pubblico il comunicato che ho ricevuto

6/1/08 – Sequestro dei caccia bombardieri AMX disposto dalla Procura di Cagliari

Dopo anni di denunce e manifestazioni di protesta del Comitato Gettiamo le Basi e altre realtà del movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, salutiamo positivamente il sequestro cautelativo delle bare volanti, un primo atto concreto che recepisce le ripetute richieste d’interdizione dei voli degli AMX e oggettivamente si configura come tutela dell’incolumità della popolazione sarda.
Ci auguriamo che il sequestro degli AMX non rimanga lettera morta e non prevalga ancora una volta la “realpolitik” delle esigenze di bilancio della Difesa e del profitto delle ditte costruttrici. Le bare volanti vanno definitivamente rottamate, espulse dai cieli della Sardegna e del pianeta.
Auspichiamo che la magistratura si attivi per mettere sotto sequestro cautelativo anche il poligono della morte del Salto di Quirra. La catena di malattia e morte che avviluppa militari e popolazioni di un remoto angolo di Sardegna non è stata minimamente intaccata, il 2008 ha già mietuto un’altra vittima.

La recente medaglia di bronzo conferita dal presidente Napolitano al pilota che il 14 Ottobre 2005, alla guida di un Amx, riusci a evitare un incidente che avrebbe potuto causare la strage degli abitanti di Decimomannu, ha portato alla luce un’altra delle catastrofi sfiorate e occultate alla popolazione. Preoccupa constatare che “l’incidente evitato”, di cui finora nulla si sapeva, è quasi concomitante a quello occorso all’AMX precipitato nel campo di carciofi nei pressi della base militare di Decimomannu (20 ottobre 2005), l’ennesima strage sfiorata che ha innescato l’indagine della Procura di Cagliari e il sequestro cautelativo dei cacciabombardieri.
Il presidente Napolitano, per un principio di equità, dovrebbe assegnare la medaglia d’oro al popolo sardo, oggetto dei continui attentati alla sicurezza, alla salute e alla vita, per aver sopportato per 50 anni l’occupazione militare del suo territorio, i veleni di ignote sperimentazioni belliche e “giochi di guerra” giocati con vero munizionamento da guerra.

Comitato sardo Gettiamo le Basi – Comitato di Decimomannu contro le basi militari

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Le bare volanti AMX

Al momento sono noti 13 incidenti, 5 i piloti morti.
Riproponiamo la denuncia del 2002 del comitato sardo Gettiamo le Basi che, ininterrottamente, chiede l’interdizione dei voli dell’AMX:

L’Amx – cacciabombardiere da 70 miliardi prodotto da Finmeccanica e Brasile – è stato protagonista di una lunga serie d’incidenti aperta nel 1984 con la caduta del prototipo e la morte del pilota collaudatore, il comandante Manlio Quarantelli. I primi 30 esemplari sono stati fermati per un certo tempo, ma l’Aeronautica non ha bloccato la corsa agli acquisti. In vent’anni sono state apportate varie modifiche nel tentativo di porre rimedio alle carenze strutturali e al sistema di propulsione. Tutto inutile! Gli AMX continuano a precipitare. Nei primi sei mesi del 2001 si sono verificati tre incidenti: tre piloti deceduti, tre aerei distrutti.
I cacciabombardieri di Finmeccanica sono stati oggetto di numerose interrogazioni e interpellanze parlamentari presentate da tutti gli schieramenti politici: 76 nella precedente legislatura. Sono al centro di varie inchieste della magistratura presso il Tribunale di Roma, Pesaro, Treviso, Padova. Però, non si registra alcuna schiarita in quella che tanti definiscono “una sporca faccenda”: un aereo difettoso acquistato precipitosamente dalle FF.AA italiane, un aereo che nessun’altro paese ha voluto comprare, a parte il Brasile paese co-produttore, una bara volante che mette a rischio non solo i piloti ma anche tutte le comunità nei cui cieli si aggirano.
Gli “aerei da rottamare e tenuti in naftalina”– come titolava eloquentemente un articolo del Corriere della Sera del 3/12/97- hanno trovato ospitalità nella base di Decimomannu e scorrazzano “normalmente” in Sardegna dove, inoltre, ogni primavera puntuali calano gli inquietanti stormi della Spring Flag.
L’esercitazione militare interforze, poeticamente denominata Spring Flag, consiste in operazioni di “Composite Air Operations” con la partecipazione di Aeronautica, Esercito e Marina di paesi Nato e fuori Nato, ha come area di tiro preferenziale il poligono di Capo Frasca1.450 ettari a terra, a mare 3 miglia quadrate all’interno del golfo di Oristanoe l’immensa zona a mare denominata Danger 40, collegata alla base di Decimomannu dalla zona aerea interdetta R 54. Coinvolge, inoltre, le zone aeree e marittime militarizzate annesse ai poligoni di Teulada e Quirra ( una delle zone interdette alla navigazione aerea e marittima che con i suoi kmq 28.400, supera in estensione la superficie dell’intera Sardegna).
I top gun dell’autoproclamato Asse del bene, mettendo a repentaglio l’incolumità del popolo sardo, usano tutta la zona meridionale dell’isola come campo di battaglia per addestrarsi al massacro dei popoli dall’area del petrolio da liberare e democratizzare.

Oltre al rischio rappresentato dalle “bare volanti”, esiste il rischio di interferenze delle esercitazioni militari con il traffico civile. L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV), nel dicembre 2000, in seguito alle denunce dei piloti civili imbattutisi in aerei militari sulle loro rotte, ha avviato un’inchiesta prendendo in esame la zona compresa tra Sardegna, Sicilia, Campania, area in cui il traffico aereo non è tutto gestito dall’ENAV ma è sotto la meno tranquillizzante e meno trasparente tutela Nato. I risultati, resi noti il 20/4/01, hanno confermato che le esercitazioni militari hanno messo a repentaglio i voli civili per otto volte e in due casi si è sfiorata la collisione. Le conclusioni dell’ANSV rilevano il mancato rispetto delle norme sul coordinamento militare-civile nel corso delle esercitazioni e definiscono inaccettabile che equipaggi e controllori del traffico aereo si siano trovati di fronte a situazioni sconosciute tali da non poter garantire adeguata assistenza ai voli civili.

Anche chi sostiene le politiche di guerre infinite e preventive non può rimuovere le tragedie di Ustica, Casalecchio, Cermis. Per scongiurare nuove sciagure non si può sempre fare affidamento sulla buona stella o sulla “scarsa densità demografica” dell’isola.

Fino a quando la Sardegna non si sarà liberata dagli abnormi e iniqui gravami militari che la mortificano, è improrogabile:

* la smilitarizzazione dei cieli e la gestione civile del traffico aereo
* l’adozione di garanzie e strumenti di controllo sulle esercitazioni militari
* l’interdizione dei voli degli AMX

Comitato sardo Gettiamo le Basi – Tel 070 823.498–338.613.27.53

 

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Afghanistan – 13.12.2007

Le donne di Kandahar hanno dato vita a un movimento pacifista nazionale

Le donne afghane escono allo scoperto in pubblico per chiedere la pace, la fine della guerra e della violenza che da trent’anni insanguina il loro paese. Un evento epocale per l’Afghanistan, dove le donne non hanno mai osato schierarsi pubblicamente.

“Siamo stanche della morte”.

Ieri, migliaia di donne si sono riunite contemporaneamente in sei diverse province afghane per pregare per la pace. L’iniziativa, denominata ‘Preghiera nazionale delle donne per la pace‘, è stata coordinata da un gruppo di donne di Kandahar. “E’ la prima volta nella storia dell’Afghanistan che le donne si organizzano a livello nazionale per chiedere la pace”, dice Rangina Hamidi, una delle organizzatrici. Siamo stanche della morte e vogliamo urlarlo forte. Per farlo abbiamo scelto la religione. Trattandosi di una cosa religiosa i nostri mariti non si sono opposti a questa iniziativa di preghiera”.

Il debutto delle donne per la pace era avvenuto circa un anno fa, con una giornata di preghiera che interessava solo le province di Kandahar e Helmand. “Con l’estendersi delle violenze in tutto il Paese, anche le donne di altre province hanno sentito la necessità di unire le loro voci alle nostre per chiedere la pace”, ha spiegato Hamidi. “La preghiera di ieri è stata solo l’inizio di un vero movimento nazionale: il nostro obiettivo è di estenderlo a tutte le trentaquattro province afghane”.

www.rawa.org

andate a leggere l’articolo che ho trovato su MENOSTORIE.
Parla del lavoro fatto da una documentarista sarda,
Daniela Piu, con il regista Alessandro de Palo, un intenso reportage di 25 minuti dal titolo PISQ realizzato dalla produzione indipendente dPART.


riporto dall’articolo:

“… Vi basterà sapere che il PISQ si estende per 12.700 ettari di terreno e 2.800.000 ettari di mare, con uno spazio aereo non quantificabile. Per farci un’idea delle dimensioni del poligono, ricorderemo che la sola area marina é più grande della Sardegna stessa.
Tutte le nazioni della NATO possono affittare il poligono per testare e sviluppare i propri armamenti. Sappiamo però che il PISQ é stato usato anche da libici e israeliani. Oltre che fungere da campo di prova per la sperimentazione di armamenti innovativi testando razzi, bombe, aeroplani, carri armati e creando simulazioni con (relativi inquinamenti) identici ad una vera guerra, il PISQ lavora anche come mercato.
Qui le nazioni e le imprese produttrici d’armi s’incontrano, qualcuno vende, gli altri comprano. Chi é autorizzato a partecipare in questa “esibizione commerciale” di guerra? E’ solo una questione di soldi. L’area del PISQ può essere affittata per 50.000 euro all’ora. Tre nazioni al giorno possono usarla per otto ore consecutive, se rispettano l’orario concordato. In un solo giorno operativo nel PISQ si guadagnano 1.200.000 euro. E non è tutto. Grazie al lavoro di Daniela Piu veniamo a sapere che il PISQ sta al momento costruendo nuove strutture militari e bombardando siti naturali, archeologici e storici.
Ma la cosa più grave è che sta anche avvelenando l’acqua, le piante, gli animali e gli esseri umani. Data l’alta percentuale di leucemie registrate nell’area di Quirra (10%), voci a proposito della “sindrome di Quirra” hanno iniziato a diffondersi accusando la base di fare uso di uranio impoverito. Alcuni militari che sono stati formati nel PISQ soffrono di leucemia. Alcuni agnelli sono nati senza gambe, con due teste o con altre strane malformazioni. Gli animali che vivono nel territorio del poligono non portano più a termine le gravidanze. E, infine, ciò che è ancora più grave sono gli effetti sulla popolazione civile. A titolo di mero esempio, in un paese del territorio del PISQ tredici bambini sono nati con gravi malformazioni genetiche.”

il militarismo è un cancro: lo tieni sotto controllo in Sardegna, lo curi a Vicenza… e spunta in Salento… speriamo non vada in metastasi. Gli anticorpi siamo noi. Ricevo questo comunicato e, in attesa di ulteriori notizie… tutti in Salento a bloccare l’ennesimo gesto d’arroganza dei militari

sabato 18 agosto
ore 17, 30 al faro di Punta Palascia
ore 21, alle Orte presso Salento Soccorso Sud Est diving

manifestazione concerti mostra video/foto

Apprendiamo con grande preoccupazione l’intenzione della Marina Militare di edificare ampliamenti della base militare di Otranto a ridosso del faro di Punta Palascìa, in uno dei luoghi più belli e intatti della costa salentina e dell’intera costa italiana, parte integrante ed estremamente importante del parco naturale regionale Otranto – Santa Maria di Leuca.
Siamo convinti che questa operazione sia il frutto di una valutazione superficiale del patrimonio ambientale locale, che costituisce una ricchezza irrinunciabile sia per la propria importanza intrinseca, sia per il valore che ha nei processi di sviluppo turistico del Salento.
Poiché ci pare assolutamente ingiustificabile una così grave offesa al patrimonio costiero della provincia di Lecce, siamo certi che tutte le amministrazioni direttamente o indirettamente interessate, sia civili che militari, sapranno e vorranno evitare il gravissimo scempio preannunciato, nell’interesse della popolazione salentina, dell’intera popolazione italiana e di tutti coloro che sanno e vogliono continuare ad apprezzare l’assoluta bellezza del patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione.
Chiediamo che sia immediatamente revocato ogni intento edificatorio nell’area di Punta Palascìa, e che si mantenga alto, nel Salento, il livello di tutela di un patrimonio ambientale e paesaggistico che trova pochi termini di paragone e che costituisce il cardine di un importante e innovativo modello di sviluppo economico e sociale.

comitato “giù le mani da Punta Palascia!”