con

Alberto Masala
Fabiola Ledda
Antonio Are

 

2002 -libretto (E.T.L©)+ CD (erosha©)
ISBN 978-88-900770-1-8

contributi di Paolo Angeli, Pierangelo Galantino, Andrea Martignoni, Mario Martignoni, Tore Panu, Miriam Palma, Riccardo Pittau  –  contributi onirici di Patrizia Vicinelli ed Antonin Artaud

 

4 commenti

  1. Grazie sig. Masala per questo vibrante e luminosissimo contributo alla nostra causa umana.

    Nicola

  2. >Ho preso tanto, forse troppo, è vero un sito è come una stanza illuminata poco, e di quel poco ho usufruito; ne sono felice, le lascio qualcosa per ricambiare, non è nulla, è solo forse, come ci ha insegnato lei l’unica volta che ho sentito parlare un poeta, un grido.

    Il chiaro vecchio nuovo senso della follia

    Io ti sento,
    ti sento provenire
    da ogni luogo,
    remoto al respiro,
    non alla salvezza almeno,
    sempre se di salvezza
    io mi voglia
    salvare, affiderei
    il mio lurido vino,
    ( oh neanche se fossi tu a chiedermelo ! )
    che all'aria si fa aceto
    e insanguina ciò che non puoi
    vedere, al di fuori del campo
    votivo di questa
    marea di destini giocatori
    di poker.

    Per vedere che effetto
    fa la morte sulle labbra di
    chi si è scordato di santificare
    le feste, noi peccatori
    senza pretese, che non vi cantiamo
    le messe,
    usiamo il nostro coltello,
    che è sicuramente meno affilato
    del vostro manico ( che delizia )
    offeso, ma tanto lungo che
    ti entra dentro come
    il fumo.

    Porpora amica,
    vienici incontro
    con le tue turbe
    i tuoi canali,
    i tuoi cristalli letali,
    perchè se fummo insani,
    gli schizofrenici malati,
    noi vi rubammo il passo
    nel portare una croce troppo
    porosa, come il diamante e la matita
    fatti della stessa chimica:
    uno compra la tua vita,
    l'altra la crea.

    Il vero è l'intero , amico Dio,
    Eva Hegel
    la fenomenologia del libido,
    è un processo ineluttabile ,
    meglio del pazzo è il morto ,
    meglio del morto è l'illuso,
    contro lo stato,
    contro il vostro fottuto essere
    certo,
    il nostro muto essere pozzo.

    Sono nero
    nero calamita,
    nero come il vento
    nero come la terra da cui provengo,
    nero come l'omino bianco,
    la mia malattia
    è essere dentro me altri cento,
    la mia colpa
    è l'anarchia dell'Alhambra.
    Adesso muoio,
    fammi santo.

    La mia stigmata è un concetto,
    il mio verbo è l'inespresso,
    meta-poesia, squarcio
    ( scusatemi se m'intrometto ).
    Come quello che mi scrive,
    sarò io , non sarò io ?
    Te lo dico dopo lo stacchetto,

    unz. unz.
    La stagione dell'amore,
    la stagione dell'amplesso,
    matto che pende dalle gocce
    del proprio sintomo,
    e perde al gioco della vita
    troppo spesso:

    O Assenzio,
    o poeta maledetto
    che mi guardi, che nel tuo
    esser distante ma non troppo,
    affinchè gli altri ti ammirino,
    cerchi il compromesso
    balla questo, ballami questo.
    Dipingimi su questo.
    Sinestetizzami questo.

    E' il mio compito,
    il mio destino,
    non avere altro che il mio credermi
    eterno.
    Non me ne volere,
    altrimenti chi te lo fa capire di che sei
    fatto?
    Non tu di certo.
    Rido.
    Solo io posso ,
    te lo dico io,
    te lo dice il sesso.

    (Fine stacchetto\Pornografia del lessico.)

    Sei disperata,
    dove stiamo andando,
    Calderone della barca ha smesso
    di sognare, ora fabbrica
    copricazzi in lattice,
    se solo il tempo fosse il mare
    che decantano gli sciocchi,
    adesso saremmo
    tutti popeye, avremmo tanti
    muscoli deformi.

    Disvelamento,
    siamo pazzi, come il nostro demiurgo,
    e cioè io
    ( ma chi sono se non lo scrittore ? )

    Eppure sono qui, anzi siamo,
    perchè il significato,
    è essere mille piazze,
    noi pazzi, noi derelitti,
    di cui ti piace leggerne
    gli epitaffi,siamo qui e ti fissiamo
    dappertutto, dietro le bare,
    sotto le gonne sopratutto,
    ti baciamo e non siamo che uno strano
    frutto, uscito doppio.
    Uno lo mangio.
    Uno lo butto.
    Uno lo mangio.
    Uno lo butto.
    (Da una parte il miele,
    dall'altra la cera.)

    Mi nutro.

  3. sempre un piacere ascoltarti, saluti cari

  4. Alberto Masala

    sempre un piacere ricevere questi messaggi – e, se sapessi chi sei, ti ringrazierei anche di persona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.