Niente. Nessun segnale. Neanche un soldo.

Cari amici, ho aspettato a ringraziarvi della vostra presenza solidale in attesa di segnali più concreti.
Ed ora sono arrivati: segnali di silenzio. Che nei codici comunicativi della politica, soprattutto in Sardegna, sono segnali di alterigia e disprezzo.
Per il nostro progetto? Non credo. Neppure lo conoscono… potrei sbagliarmi, ma sono convinto che non l’abbiano mai guardato.
Qualcosa di personale? Molto difficile. A scanso di malintesi involontari, non ho dati per pensarlo. Chi, come noi, procede alla luce del sole, normalmente non si aspetta di avere nemici.
Segnale politico? Impossibile: un’idea basata sul riscatto di una zona interna con progetti artistici e culturali non può essere politicamente sbagliata. Per nessuno che dica di governare.

Comunque, ciò che abbiamo ottenuto è silenzio… Nessuna risposta… Nulla…

Un silenzio accidioso? inerte? Non più… no: è ormai diventato astioso e punitivo. Perché?

Un detto popolare indicherebbe chiaramente la direzione in cui rivolgere lo sguardo:addaghi l’iscumbatas cun su giagu bi ‘essit soru meda e casu pagu (quando finalmente tenti di quagliare, viene fuori molto siero e poco formaggio)…

Dunque, per non lasciarmi trasportare da sfumature devianti, ne deduco che: avendo provato a quagliare da ben quattro anni e vedendo che si ottiene poca sostanza, mentre sempre più si evidenzia la figura decisionale del Presidente Renato Soru, provo ad indirizzargli il seguente messaggio.


Egregio Presidente,

visti i risultati negativi del nostro rapporto con le Istituzioni da Lei rappresentate, tento con questo autodafé di analizzare le mie mancanze, le chiedo anticipatamente scusa, spero vivamente di essere da Lei perdonato.

Forse ho mancato geograficamente.
Ma la distanza non può essere un parametro… Marcello abita a pochissima distanza da casa mia, eppure fa il progetto di Gavoi… e, per essere precisi, in linea d’aria io sono più vicino di lui alla Sardegna di almeno tre o quattrocento metri. Mi favoriscono anche i sensi unici: ci metto un po’ meno ad arrivare in aeroporto. Non parliamo poi di Paolo: lui abita addirittura un quartiere più in là. Se ragionassimo così, dovrebbe organizzare Berchidda in Veneto. E poi, nonostante una Entità Perversa cerchi di impedirmelo (ma prima o poi scopriremo chi è…), io sto ostinatamente cercando di tornarmene in Sardegna.

Allora ho mancato socialmente.
Ma anche qui la colpa non è mia: ho la consapevolezza di non essere adatto per stare a corte. La colpa è di mia madre, che mi ha condizionato fin dalla nascita dicendomi:Ricordati: noi non dobbiamo niente a nessuno. Tutto quello che vedi qui viene dal lavoro di tuo padre“.
E come può crescere un bambino allevato in maniera così distorta? Se poi si aggiunge che vengo dalla cultura dell’interno, pastori… gente senza padroni che, almeno ai miei tempi, non chinava mai la testa… Non mi si può imputare le colpe di una società così fatta… Sarebbe come rimproverare ad un viado brasiliano di essere cresciuto per strada. Che colpa ne ha? Io sono nato lì. Fra i duri sardi dell’interno. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio. Mi perdoni… Ho anche provato a correggermi, ma senza riuscire.
Le racconto un episodio chiarificatore.

Una quindicina d’anni fa la mia agente, agendo (per questo si chiamano agenti) sui miei sensi di colpa, mi convinse che un poeta deve frequentare i salotti, stare con la gente che conta. Se non lo fa, non esiste, e la poesia ci perde. Io, sebbene scettico, dubbioso, titubante… ma volonterosamente spinto dal senso del dovere… accettai un invito.
Una bellissima villa sui colli, salone con caminetto centrale aperto su due lati (le passo un’idea d’arredamento). Un pranzo pantagruelico: già agli aperitivi ero satollo. Se aggiunge il fatto che da trent’anni non pranzo più se non per dovere di cortesia… può immaginare in quali condizioni mi trovavo. Stordito dai fumi dell’alcool (almeno dieci assaggi di vini diversi) e devastato dall’assalto spietato dei succhi gastrici, dopo le innumerevoli portate cominciai a sentire la palpebra pesante. Ebbene: un qualche Lucifero aveva predisposto proprio dietro le mie spalle la sedia a dondolo padronale. Un trono enorme, ottocentesco, davanti al camino scoppiettante. Vi caddi quasi privo di sensi e dormii profondamente per almeno tre ore disattendendo completamente le aspettative dei numerosi ospiti che avrebbero voluto un poeta attivo, compiacente, divertente, à la page, all’altezza della situazione. Ma, come lei certamente sa, per definizione carmina non dant panem. E se il poeta non è allenato al pane, s’immagini al companatico! Il disastro era completo: spero almeno di non aver russato.
A mia discolpa devo dire che i cortesi ospiti non facevano niente per tenermi sveglio. Un dato ormai verificato è che la noia e la banalità pervadono i consessi di chi, troppo preso ad accumulare danaro e potere, non ha avuto tempo per coltivare lo spirito. Non bisogna fargliene una colpa, ma – par condicio – chiedo che non venga nemmeno fatta una colpa a chi, come me, a corte si annoia. Ci ho provato: non ci riesco. L’agente mi mollò quel pomeriggio stesso senza nemmeno salutarmi. Da allora, per non ripetere la brutta figura, evito tutte le corti e frequento solo persone che intellettualmente riescono a tenermi sveglio.

Presidente, mi appello alla sua comprensione: gli Asunesi non devono pagare per me, non hanno peccato. Non sanno nemmeno di questa lettera. Punisca solo me: decida come devo comportarmi per sanare il mio deficit di adattabilità sociale e proverò a farlo. Ho tanta buona volontà.
Poi, se Le rimarrà tempo, umilmente Le parlerò anche di progetti… Scusi ancora se ingenuamente ho avuto la presunzione di pensare che, come lasciava intuire il suo programma elettorale (da me apertamente sostenuto), finalmente si potesse partire dalla dignità delle idee….
Non so proprio stare a corte.

Prima di congedarmi, le chiedo un segnale di magnanimità, ne ho davvero un urgente bisogno:
sto per andare a San Francisco, invitato ufficialmente dal Sindaco Gavin Newsom. Sarò la Sardegna nel Festival Internazionale di quella Capitale mondiale della poesia. Senza il Suo benevolo sguardo su di me, mi sento inadatto… Già da molti anni rappresento immeritatamente la Sardegna in contesti internazionali. Ormai ho paura di essere sfuggito al Suo paterno controllo. Mi sento solo… La prego, mi aiuti a riprendere coscienza della realtà: mi affianchi qualcuno di Sua fiducia, magari proprio chi abitualmente Le riferisce del PROGETTO ASUNI… quella mente illuminata mi insegnerà a comportarmi nel consesso degli umani.

Se non lo farà, mi avrà sulla coscienza.

Con deferenza,
Alberto Masala
rogo – inquisizione iberica

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i siti che hanno ripreso la lettera – li ringraziamo moltissimo
agli altri non presenti in questa lista, che non abbiamo individuato o non ci sono stati segnalati, chiediamo scusa

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ps. – da alcune reazioni telefoniche mi accorgo che dei passaggi potrebbero essere malintesi. Credevo non ci fosse bisogno di chiarire che:
  1. auguro LUNGA VITA a Marcello e Paolo ed ai festival di Gavoi e Berchidda! Non solo non sono geloso, ma sono SINCERAMENTE felice che procedano bene. Ci mancherebbe…!!!
  2. sto parlando di progetti che da QUATTRO ANNI esistono e non trovano udienza da parte di chi ha il DOVERE politico e amministrativo di conoscere. Ci piacerebbe portare le istituzioni ad un tavolo di confronto sul PIANO DI SVILUPPO del territorio – ASUNI HA FATTO SCELTE IMPORTANTI – il problema dei finanziamenti viene dopo.
  3. NIENTE DI PERSONALE col Presidente Soru o col governo regionale, ma cosa c’è di sbagliato nel cercare di proporre un metodo politico aperto e corretto su un progetto di cui dovrebbero andare orgogliosi e che invece stupidamente ignorano?

14 commenti

  1. >Nella speranza di contribuire concretamente alla causa Asuni ho inoltrato la lettera di Alberto, con alcune mie riflessioni, a Beppe
    Severgnini che conosco personalmente da diverso tempo.

    spero che serva qualcosa

    tiziana

  2. >Coraggiu Alberto’, devimus resessire a los ‘istanare’. E questo attentato alla dignità della Sardegna più vera (quella che tu rappresenti in giro per il mondo) non può passare in silenzio.
    Bisogna dare alla tua lettera aperta la massima visibilità possibile. E lanciare, come primo passo, una raccolta di firme a sostegno.
    Chiunque abbia a cuore la dignità e l’intelligenza che i parassiti della casta-mafiosa dei politicanti tentano in ogni modo di oscurare o impedire di esprimersi, non potranno che sostenere il tuo appello.
    Sighimubila! tentiamo almeno di ridare un senso al grido dimenticato (anch’esso malamente offuscato e strumentalizzato dalla mafia politica nostrana) del FORZA PARIS!
    mimmo bua

  3. Alberto Mario Delogu

    >Caro Alberto,

    sei un grande.

    Avrei voluto scrivere quella lettera anch’io, centinaia di volte. Avrei voluto indirizzarne una simile a chissà quant’altri “politici” nazionali, regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali. Ma non ne ho avuto mai il coraggio.

    Grazie di averlo fatto per me. Credo che il tuo “autodafé” meriti di apparire su tutti i giornali della Sardegna. Altro che quelle maionesi di piaggeria che escono di questi tempi.

    Questo potrebbe essere un lavoro per il tuo agente, anziché organizzarti serate a martini e salatini.

    Un abbraccio forte, spero di sentirti presto.

    Alberto Mario

  4. >Complimenti per la lettera !
    Finalmente un “poeta” che sa cantargliele con stile …
    Tieni duro Alberto. Sono solidale con te.
    r

  5. >Bravo, è stupenda!
    Mariella

  6. >En solidarité avec toi
    et le festival d’Asuni

    Que nous puissions
    ce matin
    encercler ce qui nous encercle :
    comme le coyote
    qui sait à lui tout seul
    entourer le désert

    Le poème de la mesure sait
    voir le cercle
    à l’intérieur de celui
    qui pratique
    l’encerclement

    Le poème pèse
    sa quantité de cercle
    et tend ses diamètres
    dans la lumière
    avec des morceaux
    de nuit

    Le poème mesure
    le désert avec les os
    que le temps sème
    pour retrouver sa trace
    quand il s’est perdu

    Cette mâchoire abandonnée
    est un nombre
    qui compte toujours
    ce qui l’entoure
    Elle est un piège
    à blancheur
    dans les jeux de pistes de la mort

    Le cercle soudain sort
    de sa mesure et devient
    ce qui l’avait entouré
    d’un seul coup

    Le désert qui utilise
    les comparaisons
    connaît l’issue
    de la victoire
    au bout de la comparaison finale

    Le coyote au centre du désert
    entoure toujours le désert
    qui ne le sait pas

    Le coyote change de centre
    chaque nuit
    en utilisant
    la circonférence du désert
    comme un nœud coulant

    Le coyote trompe le désert en laissant
    croire que ses traces
    sont celles d’un autre désert
    comme les étoiles dont la nuit croit
    qu’elles sont ses yeux
    de lumière

    La paix du désert reste celle du coyote
    qui devient tout le désert

  7. Vito Biolchini

    >Caro ALberto,
    questo è straordinario pezzo teatrale pronto per la scena, non c’è che dire!
    Ciao e a presto
    Vito Biolchini

  8. Giovanni Coda (V-Art)

    >ti scrivo per confermati la mia solidarietà ed il mio impegno in opposizione alla mortificazione e mercificazione dell’arte a cui siamo giornalmente sottoposti.
    Tutta questa arroganza mi ferisce, così come mi ferisce constatare che non vi sono più, ormai, luci.

    saluti cari, Giovanni Coda.

  9. >Dove sta l’intoppo?
    Perchè un amministrazione regionale che dice di voler puntare sulla cultura vera, reale che viene dalle teste pensanti dalla passione e dalla terra di sardegna, non coglie appieno il significato che definisco epocale del progetto asuni?
    Forse la politica è veramente troppo distante e distratta e se il progetto asuni non occupa un posto ben definito in una casella di qualche bilancio , diventa sfuggente …
    attendiamo un segnale…forte
    o bisogna andare tutti in viale trento a lanciare uova per avere una qualche attenzione da media e politica?
    oppure Si uccide un progetto culturale che come dovrebbe essere è anche progetto di sviluppo.
    Il silenzio è la morte peggiore.

  10. grazia dentoni

    >Bravissimo Alberto, vediamo se risponde!!!!
    un abbracio dall’isola
    Grazia

  11. ismascareddas

    >Carissimo Sindaco di Asuni
    Carissimo Alberto
    Carissimi asunesi

    Solidarizziamo totalmente con la vostra “lotta culturale”. Conosciamo la realtà dei piccoli paesi che in Sardegna sono la maggioranza e capiamo benissimo la vostra rabbia e frustrazione nel vedere bocciato il vostro progetto.
    Ci battiamo per invertire una tendenza che presenta i grandi eventi – sfilate di moda e concorsi vari di miss, per fare qualche esempio – come “progetti culturali” .
    L’impressione è che dipendiamo da una classe politica limitata, che non parte, come dite anche voi, dall’analisi e dalla conoscenza e che soprattutto non effettua nessun controllo, nessuna verifica di necessità, di riuscita e gradimento, nessun giudizio di proporzionalità delle risorse spese rispetto alla ricaduta dei progetti sul territorio.
    Abbiamo appena terminato la seconda edizione di “Animar”, Festival Internazionale del Teatro di Animazione sul Mediterraneo. Per questo motivo vi scriviamo solo ora.
    Per il nostro progetto abbiamo scelto Teulada, un paese che tutti conosciamo più per le basi militari, che per le sue grandi bellezze naturali. Un luogo di frontiera, dove lavorare è una scommessa.
    Interessare la stampa è quasi impossibile. Il contributo concesso, uguale a quello dell’anno precedente, è stato deliberato quando il festival era già finito! Ci stiamo attivando affinché il prossimo anno le cose cambino (vedremo…).
    Cosa dire? Speriamo che il vostro progetto, i nostri e quelli di chi fa o tenta veramente un’operazione culturale in quest’isola, a volte ingrata, diventino urgenze dell’attuale programma politico (al quale abbiamo aderito) e non siano spazzati via. Vogliamo assolutamente distinguerci da quanti, con l’appoggio politico e con atteggiamento mistificatorio, propongono, impongono e organizzano, fanno guadagni sproporzionati in nome della cultura, del turismo o di quello che più gli piace.

    Saluti a tutti,

    Is Mascareddas

  12. >caro alberto la tua lettera mi da tristezza e gioia,la vita è cosi;
    tristezza perché la terra madre col suo presidente non si mostra degna dei sardi come noi le quale radici affondano nel monte sacro di Tiscali quello del libro di Atzeni dove gli antichi custodivano la memoria.
    Gioia, perché al di là dell’isola e fino a san francisco ti chiamano e puoi andarci da sardo cittadino del mondo; gioia anche perché con me non ti sei mai addormentato e questo mi rassicura sulle mie capacita intellettuali
    un abbraccio e a presto
    marc porcu

  13. >Caro Alberto, che tristezza assistere alla cecità dei nostri governanti. Non essere capaci di investire nelle risorse così promettenti di eventi culturali, quale quello da te progettato, Asuni, che aveva già avuto tanto successo nelle scorse edizioni.
    E non solo, tristezza nel vedere che la regione sardegna non è in grado di dare il giusto valore a una straordinaria voce come la tua, voce conosciuta in tutto il mondo, voce che sempre si esprime a partire dalle proprie radici sarde. Sempre onorate e amate.

    Sarà mia premura girare le informazioni ai componenti di El Ghibli e a tutti i giornalisti che conosco.

    Con stima e affetto,
    gabriella ghermandi

  14. >Caro alberto anche se in ritardo vogliamo lasciare un commento,rinnovandoti la nostra stima,sperando che tu,e gli amici di Asuni abbiate ricevuto una qualche risposta,in segno di rispetto verso tutti che credono in questa grandissima occasione di incontro,e di cultura.A presto Teresa,e Gian Luca

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